Sospesi i domiciliari, Luca Casarini torna libero
VENEZIA. Luca Casarini è tornato libero giovedì. Il Tribunale di sorveglianza di Venezia, infatti, ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Giuseppe Romano per conto dell’ex leader dell'antagonismo veneto, da anni residente a Palermo, che era agli arresti domiciliari per una condanna a tre mesi per l’occupazione di una casa popolare a Marghera. Il Tribunale lagunare ha accolto la richiesta di sospensione dell'esecuzione della pena perché è pendente un ricorso in Corte di cassazione.
Il mese scorso il Tribunale di sorveglianza aveva respinto la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali e aveva messo agli arresti domiciliari Casarini per scontare la pena. L’avvocato Romano, nel suo ricorso in Cassazione, ricorda che sono due le argomentazioni che avevano spinto il Tribunale a respingere la richiesta: la mancanza di una concreta proposta di lavoro e un’asserita residua pericolosità sociale. Il legale sostiene, al contrario, che l’inserimento di Casarini nel tessuto sociale è completo: ha due figli ed è entrato nel gruppo dirigente di Sinistra Ecologia Libertà, inoltre ha un contratto di collaborazione con il Gruppo parlamentare dello stesso partito. Inoltre, ha dato la disponibilità a svolgere attività presso il centro costituito a Palermo dall’Istituto Valdese. Il legale, infine, sottolinea che i fatti contestati a Casarini sono risalenti a numerosi anni fa e comunque si tratta di condanne connesse alla sua militanza politica, che aveva un forte impegno in favore di lotte sociali e ambientali «che non possono essere oggetto di una sintesi tanto superficiale da concludersi con la formula utilizzata dalla Questura di Palermo: “Non si possono escludere collegamenti con la criminalità comune”». Così, in attesa della decisione della Cassazione, l’avvocato Romano ha chiesto e ottenuto la sospensione della pena.
«È difficile», commenta Casarini, «mi dicono che un Tribunale in qualche modo smentisca sé stesso. Questo fatto quanto mai benefico è accaduto perché ho presentato un ricorso in Cassazione, che attacca duramente la sentenza di quel Tribunale, dicendo che ha agito contro la legge, e non secondo la legge. E ora, essendo libero, posso comunicare. Perché l’assurdo e l’ingiusto di questa misura era anche il divieto assoluto di comunicazione con l’esterno. Questa battaglia continua, e certamente non per me, che ho la fortuna di avere mille amici e compagni che mi sono stati sempre vicino, che si sono mobilitati. Questa battaglia deve continuare per tutti coloro che patiscono il carcere perché ad esempio si oppongono ad una grande ed inutile devastazione come la Tav». (g.c.)
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