Sos nuove aule, l’Algarotti di Venezia attende risposte

VENEZIA. Aule nei laboratori, nelle palestre, nelle biblioteche o moduli prefabbricati. In epoca di distanziamenti le scuole stanno rivisitando tutti gli spazi, ma c’è ancora chi attende di sapere se potrà o meno avere a disposizione spazi in altri edifici pubblici per l’impossibilità di crearne di nuovi all’interno dei plessi. Succede soprattutto nei centri storici.
L’Algarotti di Venezia, ad esempio, avrebbe bisogno di sedi decentrate, ma ancora non si sa quali e a che distanze. In questi giorni i presidi del veneziano non sono solo alle prese con circolari e vademecum, ma metro in mano stanno misurando i centimetri a disposizione in ogni aula per capire come assicurare il diritto allo studio in presenza a tutti gli alunni.
I cantieri promessi da Comuni e Città metropolitana sono partiti quasi ovunque con piccoli interventi di edilizia che consentono di ricavare aule dove prima c’era dell’altro (vedi sotto). A volte basta buttare giù una tramezza, spostare mensole e scaffali e realizzare qualche presa per le lavagne multimediali, altre volte occorre creare fisicamente gli spazi con moduli prefabbricati da affiancare alla sede “normale”.
I casi più complessi sono invece quelli dei centri storici dove vincoli e edifici piccoli non permettono grandi manovre. «Noi abbiamo chiesto di poter disporre di altri edifici», spiega Concetta Franco, preside dell’Algarotti, «avremmo bisogno teoricamente di 20 aule, ma capiamo che sia impossibile. Ci accontentiamo di spostare un triennio o nell’ipotesi migliore un indirizzo di cinque classi. Abbiamo posto come unica soluzione che sia un edificio al massimo a 10-15 minuti dalla sede perché il personale non può spostarsi da un capo all’altro della città, come non è possibile spostare una classe di qua e una di là. Ci sono trattative in corso con la Città metropolitana e contiamo fra un paio di giorni di conoscere il nostro destino».
Qualche piccolo adeguamento sarà necessario anche al Barbarigo di Venezia, che però non ha chiesto aule in più. «Il cantiere della Città metropolitana» spiega la preside Rachele Scandella, «partirà lunedì, ma si tratta di piccoli interventi. I veri problemi al momento sono altri». In corso il cantiere al convitto Foscarini. «Stanno montando proprio in questi giorni i due prefabbricati», spiega il preside Massimo Zane, «e già nei giorni precedenti abbiamo ottimizzato gli spazi esistenti. Accoglieremo al meglio i nostri 1.100 studenti, non abbiamo invece ancora certezze sull’organico aggiuntivo. Ora pare ci diano fondi per procedere per nostro conto ai contratti, ipotesi che preferisco non commentare».
«L’intervento della Città metropolitana si è aperto il 17 agosto», spiega Mirella Topazio, preside del liceo Stefanini di Mestre, «mancano le ultimissime cose. Abbiamo creato cinque nuove aule ricavandole dalla biblioteca e dai laboratori. Attendiamo ancora l’arrivo di 1.050 banchi monoposto piccoli che ci permetteranno di far stare più ragazzi in una fila pur con le distanze dovute e una cinquantina di sedie a ribaltina per le emergenze. Il nostro obiettivo è accogliere al meglio, e in presenza, 11.70 studenti. Per farlo abbiamo chiesto nella nostra programmazione tre cose: banchi; docenti in più perché dobbiamo per forza sdoppiare alcune classi che hanno 29 studenti; interventi di edilizia. Al momento abbiamo ottenuto solo la terza condizione, attendiamo a stretto giro buone notizie per gli altri due».
In via di conclusione anche i lavori all’istituto comprensivo Caio Giulio Cesare di Mestre. «Gli interventi che avevamo richiesto sono stati eseguiti», spiega la direttrice scolastica, Michela Manente, «Alla primaria Battisti il Comune ha ricavato un’aula in più abbattendo una tramezza tra due aule laboratorio. Ora il Comune sta svolgendo un adeguamento alla mensa alla Battisti per la nuova illuminazione e per i pannelli acustici per l’abbattimento dei rumori. Nelle scorse settimane per nostro conto abbiamo adeguato ingressi e uscite, percorsi e distanziamenti in tutti i plessi, infanzia, primaria e media».
«Il Comune ha eseguito i lavori che avevamo richiesto», spiega Luigi Zennaro, preside dell’istituto comprensivo di Camponogara, «ho ricavato aule dall’aula magna, dal laboratorio e se sarà costretto userò anche la palestra. Il vero nodo da risolvere al momento è quello del trasporto scolastico per il quale siamo molto preoccupati». —
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