Sos minori, su Facebook prima di 13 anni

Preoccupazione della Prefettura di Venezia per l’abuso degli smartphone: 7 su 10 li usano non ancora 12enni, il 30 per cento chatta di notte

VENEZIA. Il consumo di stupefacenti, fin dalla primissima adolescenza, risulta ogni anno più comune, con un numero sempre maggiore di ragazzini segnalati alle autorità per spaccio e detenzione. Alla microcriminalità legata al mondo della droga, però, si affianca il rischio di illeciti telematici, tra truffe online e “cyberbullismo”. Perché quella che agli autori potrebbe sembrare una semplice goliardata spesso rischia di risultare in un vero e proprio reato.

Alcuni numeri per rendersi conto del fenomeno: il 25 per cento dei minorenni, ad oggi, risulta sempre connesso; il 30% si è iscritto a Facebook prima di compiere 13 anni e sempre il 30% chatta anche di notte. Del resto il 71% ha ricevuto in regalo uno smartphone prima dei 12 anni. In un quadro simile, vigilare sui comportamenti online dei giovanissimi diventa un obbligo istituzionale, oltre che famigliare. È per questo che, confermando le esperienze degli anni passati, anche per il 2016 Prefettura, forze dell’ordine e istituzioni locali hanno scelto di intensificare il proprio impegno informativo e formativo nelle scuole del Veneziano.

Il nuovo protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto delle dipendenze giovanile è stato presentato al liceo Franchetti alla presenza del prefetto Domenico Cuttaia, affiancato dagli esperti della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza, oltre che dai responsabili dell’ufficio scolastico provinciale e dai rappresentanti dell’amministrazione locale, ha quindi parlato direttamente alle classi del liceo classico di Mestre Raimondo Franchetti, nel corso di una mattinata interamente dedicata al tema della sicurezza e della prevenzione. Queste iniziative si rendono sempre più necessarie anche alla luce dei dati comunicati dal nucleo operativo per le tossicodipendenze (Not) della Prefettura lagunare.

Nel 2015, infatti, sono state registrate un totale di 861 segnalazioni per droga agli uffici competenti, 86 casi in più rispetto all’anno precedente; di queste 624, in quanto violazioni dell’articolo 75 del testo unico sugli stupefacenti, si sono risolte con un sequestro della sostanza, un verbale ufficiale e un colloquio con il prefetto; altre 197, invece, sono state archiviate con una segnalazione ai Servizi ambulatoriali per le dipendenze (Serd), mentre i restanti 40 casi hanno riguardato episodi di natura differente, probabilmente non legati al consumo personale.

Se è vero che la fascia demografica tradizionalmente associata all’acquisto di quantità “modeste” di stupefacenti è quella che ha già superato i 24 anni di età, anche su questo fronte si possono notare lievi aggravi: l'anno scorso i consumatori compresi tra i 14 e i 19 anni “pizzicati” dalle autorità erano infatti 197 (contro i 190 del 2014), mentre tra i 19 e i 24 anni si è passati da 196 a 221 segnalati. I cannabinoidi rimangono le sostanze più consumate, ma aumenta il ricorso alla cocaina e, più in generale, alle droghe chimiche e sintetiche, ormai reperibili con facilità anche dai più giovani; stabili, invece, i numeri degli allucinogeni.

Un capitolo importante della mattinata è stato infatti dedicato ai fenomeni di bullismo, con particolare attenzione ai loro risvolti digitali: se infatti le vessazioni nei confronti dei ragazzi eletti dai compagni di classe a bersagli restano un comportamento odioso e da arginare assolutamente, la questione si fa ancora più stringente quando nel calcolo si inseriscono smartphone, video registrati di nascosto e social network, capaci di trasformare uno scherzo di pessimo gusto (nella migliore delle ipotesi) in una vera e propria gogna telematica, in grado di raggiungere in istanti tutti gli alunni di una scuola, ottenendo un'eco impensabile fino a una decina di anni fa.

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