«Sono un collezionista di armi» Rossi giustifica il suo arsenale
MIRA. Massimo Rossi, l’imprenditore 53enne di Mira, resta a Santa Maria Maggiore. Ieri, dopo l’interrogatorio durante il quale ha risposto alle domande del giudice Massimo Vicinanza, il suo arresto è stato convalidato per l’accusa di detenzione di armi anche da guerra. Gli investigatori della Squadra mobile nella sua abitazione di Mira hanno trovato decine di pistole, un fucile a canne mozze e un kalashikov. Alcune delle armi avevano la matricola abrasa, una circostanza che solitamente indica trattarsi di armi clandestine, rubate nell’abitazione dei proprietari o nelle armerie, comunque di armi delle quali è meglio nascondere la provenienza. Proprio per questo, gli inquirenti vogliono ricostruire le matricole, in modo da stabilire da dove provengano, e in secondo luogo vogliono appurare se abbiano sparato e, quindi, siano state utilizzate per rapine o altro.
Eppure, ieri, Rossi ha cercato di giustificare quell’arsenale nascosto in casa sua sostenendo che è un amante delle armi, un collezionista. Normalmente, però, i collezionisti denunciano la detenzione di armi, in modo da poterle possedere del tutto regolarmente. Invece, Rossi non lo ha fatto e avrebbe anche fornito una spiegazione: in precedenza gli era stata sequestrata un altra serie di armi dopo che aveva avuto dei guai con le forze dell’ordine per piccole questioni di droga. Ritenendo evidentemente che non gli avrebbero concesso una nuova autorizzazione a detenere altre armi, ne avrebbe acquistate nel mercato clandestino e sono quelle che i poliziotti gli hanno sequestrato la settimana scorsa.
Ma nell’arsenale di Mira non c’erano soltanto pistole, anche se moderne e funzionanti, c’era anche un fucile a canne mozze e soprattutto un mitra Ak47. Armi micidiali, che non si trovano spesso nelle collezioni: sia il primo, infatti, sia il secondo vengono spesso utilizzati per le rapine, almeno nel Veneto, in altre regioni per reati ancor più gravi. Per ora, comunque, non sarebbero emersi collegamenti tra Rossi, che è a capo di una ditta che si occupa di rifiuti e bonifiche, ed elementi della criminalità organizzata della Riviera del Brenta o delle regioni del Sud. Comunque, ogni dubbio verrà chiarito grazie agli elementi raccolti con gli esami di laboratorio, quelli sulle matricole abrase, che dovrebbero essere ricostruite in modo da scoprire la provenienza, e quelli sul possibile utilizzo in azione in cui potrebbero essere state utilizzate.
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