Sono targati Venezia i pavimenti del Museo Garibaldi

I terrazzieri veneziani scelti come immagine del 150° dell’unità d’Italia. L’ex forte di Caprera che doveva ospitare il G8 diventa Museo di Garibaldi. E i pavimenti della nuova struttura museale portano la firma di una delle più prestigiose – e ultime – realtà artigiane che tengono viva la tradizione antica della Serenissima.
Martedì saranno il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente del Consiglio Mario Monti a tagliare il nastro del nuovo museo. Eraldo, Mario e Antonio Asin sono i figli di Erminio, imprenditore veneziano che rilevò a sua volta dal padre l’azienda di «Pavimenti in terrazzo alla veneziana». Sede a Cannaregio, in Fondamenta della Misericordia, restauri di pavimenti antichi e preziosissimi come quelli di palazzo Ducale, e poi Ca’ Rezzonico, Ca’ Tron e Ca’ Pesaro. Ma anche il museo Correr, il teatro Regio di Parma e palazzo Barberini a Roma. Lavori in Toscana e in Lombardia, negli Stati Uniti e in ville di pregio storico.
Ma soprattutto una tecnica venezianissima, che è quella della lavorazione delle piccole pietre tenute poi insieme dalla calce. Pavimenti noti nel mondo per la loro elasticità e resistenza. «Siamo molto onorati di questo incarico», commenta Mario Asin, uno dei titolari, «Speriamo di aver fatto un buon lavoro e di tenere alto il nome di Venezia nel mondo». Nel cortile del nuovo museo di Caprera, i fratelli Asin con i loro operai hanno realizzato un’Italia in miniatura di colore viola, in marmo travertino persiano. Piccole pezzature e un mosaico che spicca su una base giallo Siena. Il gruppo di artigiani veneziani ci lavora da mesi, e adesso è arrivato il momento della gloria.
Gli Asin lavorano pavimenti da una vita, ma hanno fatto della discrezione un altro dei loro punti forti. Nel sito che pubblicizza la loro attività non c’è nemmeno una foto dei protagonisti. «Ci interessa lavorare bene», sorride Mario, a quasi sessant’anni ancora un discreto giocatore di basket.
Una tecnica secolare, quella dei pavimenti lavorati alla veneziana. Due i tipi più diffusi. Quello più antico dove il legame tra i vari sassetti è fatto con la calce - più pregiato e più elastico oltre che più duraturo - e il pavimento più recente tenuto insieme con un cemento speciale. Nei palazzi importanti un’altra lavorazione molto diffusa è quella del pasteòn, pietre sbriciolate e marmo rosso con olio di lino. Pavimento antico, già noto ai tempi di Palladio. Anche qui una tecnica relativamente semplice, che prevede però particolare perizia e abilità nella lucidatura, nella manutenzione. I disegni, a volte molto elaborati dei pavimenti alla veneziana in calce - ce ne sono di fioriti e decorati che risalgono al Quattrocento - vengono tracciati dall’artigiano nella fase della semina. Lavoro che ha bisogno di una lunga fase di studio e di preparazione. Bisogna trovare le pietre, preparare i materiali.
Il pavimento viene impostato, la calce, anche questo materiale antichissimo conosciuto fin dall’antica Roma, pronta a essere applicata. Il lavoro, visti i tempi di essiccazione del «collante», deve essere concluso in una giornata. Arte antica, che adesso trova nuove soddisfazioni a livello nazionale. In difficoltà soprattutto per il reperimento di nuovi maestri artigiani. Con gli Asin si contano sulle dita di una mano le famiglie veneziane che da tempo si dedicano all’arte del pavimento alla veneziana. Ecco allora i Crovato, i Patrizio, a cui si sono aggiunti negli ultimi tempi giovani apprendisti come la ditta Corba. Ma è anche questa un’arte che va scomparendo. Aziende di pavimenti alla veneziana sono anche in terraferma, in provincia di Padova e di Vicenza. Ma la lavorazione qui ricade più spesso sulla pietra grande, la palladiana. I pavimenti decorati con la calce, come si usava un tempo, sono ormai una rarità. E adesso una piccola grande azienda veneziana, di cui spesso ci si ricorda poco «in patria» trova soddisfazione in Sardegna. Con i festeggiamenti del 150° dell’Unità d’Italia. E la stretta di mano del presidente della Repubblica, abituale frequentatore di Venezia e dell’hotel Gritti. Albergo di charme decorato proprio con gli antichi pavimenti degli Asin.
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