«Sono pronto a confessare gli assassini»
CAVALLINO. «Che i carnefici di Paola Costantini e Rosalia Molin vengano a confessare la loro terribile colpa nel segreto del mio confessionale. Saprò tenere l’assoluto riserbo che la mia tonaca m’impone». Il parroco della parrocchia Sacro Cuore di piazza Trento a Jesolo, don Italo Sinigaglia, che conosceva le due scomparse nel 1991 essendo stato anche parroco di Burano fra il 1976 e il 1986, ha deciso di sostenere una parte dell’accorato appello lanciato qualche giorno fa davanti alle telecamere della trasmissione “Chi l'ha visto?” dal fratello di Paola, Lino Costantini, che invitava gli assassini della sorella e della nipote a sgravarsi la coscienza davanti a un confessionale per permettere a lui e ai famigliari almeno di avere un luogo dove andare a pregarle.
«Avranno il nostro perdono senza pagare per i loro reati», aveva detto commosso, «se ci permetteranno almeno di piangerle sapendo dove si trovano». «Chi sa qualcosa di importante su questa dolorosa vicenda», aggiunge il parroco, «venga a confessarlo a me, avrà la mia totale attenzione e, se veramente pentito, la mia assoluzione. Conosco le famiglie da cui provenivano Paola e Rosalia», ricorda don Italo che successivamente fu trasferito alla parrocchia San Michele Arcangelo di Quarto d'Altino fino al 1995 per poi approdare alla parrocchia Sacro Cuore di Jesolo Lido, «e sono disposto a dare la mia disponibilità a ricevere la terribile confessione di coloro i quali hanno custodito nel loro cuore per tutti questi anni questo macigno, mantenendo l’assoluto segreto confessionale che il mio ruolo mi impone».
Un’apertura che si offre a questa vicenda che da lunedì scorso ha visto la ricerca febbrile sull’arenile di Ca’ Vio da parte degli inquirenti in tutte le condizioni meteorologiche delle salme delle due donne. interrotta solo ieri e oggi per la pausa del weekend.
La Procura di Venezia ha incaricato un archeologo forense che sta collaborando con la squadra di ricerca che si avvale di sofisticate apparecchiature come il georadar e dell'utilizzo di unità cinofile addestrate. Lo specialista proveniente dal Labanof, acronimo che sta per “laboratorio di antropologia e odontologia forens” del dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche dell'università di Milano, viene solitamente chiamato quando è ora di studiare resti umani rinvenuti da identificare. (f.ma.)
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