Sono in arrivo altri 720 migranti è stata superata la soglia massima

Non si arresta l’ondata di arrivi e il “tetto” di migranti assegnati al Veneto dal ministero degli Interni - tra le 11.500 e le 11.700 persone, come ha più volte puntualizzato il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia - è ormai raggiunto e superato. La soglia massima è stata varcata in coincidenza con la quota “supplementare” di 720 uomini e donne (provenienti dall’Africa subsahariana e dal Sudest asiatico) che il Viminale, in queste ore, ha deciso di trasferire nella nostra regione, nonostante le proteste crescenti dei sindaci (di ogni colore) chiamati a fronteggiare un’emergenza che pare non conoscere fine.
Sino a ieri, secondo le stime governative, i migranti «ufficiali» dislocati sul territorio veneto erano 11.290 (l’8% del totale di 145 mila richiedenti asilo distribuiti nella penisola: 8660 accolti nelle strutture temporanee; 2316 ospitati nei centri di prima accoglienza; 314 affidati al Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo. Oggi l’annuncio degli ulteriori arrivi innalza a 12 mila le presenze.
La ripartizione trasmessa dal capoluogo ai prefetti del territorio riflette, come di consueto, la dimensione demografica delle province: così, 130 andranno a Padova; 120 a Venezia e altrettanti a Treviso; 125 a Vicenza e a Verona; 40 a Belluno, una sessantina a Rovigo.
Facile, allora, prevedere un acuirsi della polemica politica. Cuttaia, sollecitato, preferisce non rilasciare commenti, rinviando alle considerazioni espresse di recente al nostro giornale; il metodo adottato: «Noi abbiamo confidato sulla disponibilità all’accoglienza. Dei 576 comuni veneti, però, 350 non hanno però voluto accogliere nemmeno un migrante. Ecco perché siamo dovuti ricorrere a strutture come le caserme dismesse, con concentrazioni elevate di richiedenti asilo, come quelle verificatesi a Treviso, a Bagnoli e a Cona che avremo volentieri evitato»; le previsioni per l’immediato futuro: «La situazione si stabilizzerà, entro settembre avremo i responsi delle commissioni incaricate di accertare chi ha titolo o meno per ottenere lo status di rifugiato. Nella maggior parte degli accertamenti compiuti finora, l’esito è stato negativo. Contemporaneamente, arriveranno i primi pronunciamenti dei tribunali chiamati a giudicare i ricorsi e quindi saranno operative le espulsioni».
Sullo sfondo, ma neanche tanto, le tensioni amministrative: «Non è possibile scaricare sui sindaci le responsabilità legate a un'emergenza che fino adesso è stata gestita dall'alto, con un coinvolgimento non sufficiente dei territori e degli enti locali», le parole di Maria Rosa Pavanello, sindaco dem di Mirano e presidente di Anci Veneto, convinta che «non è opportuno suscitare divisioni tra i sindaci creando liste di buoni e cattivi» perché «se l'obiettivo comune deve essere quello di plasmare un sistema di accoglienza equilibrato, programmato, sostenibile, allora occorre superare la logica emergenziale».
Tranchant l’intervento del governatore leghista Luca Zaia: «I nostri sindaci sono eletti dal popolo e il loro mandato è quello di interpretarne le istanze. Il prefetto Cuttaia riferisca ai suoi datori di lavoro, il Governo di Roma, che nessuno dei nostri primi cittadini fa politica per interessi elettorali; tutti, semplicemente, amministrano e rappresentano la loro gente. Quella che, se qualcuno non lo ricorda, viene chiamata democrazia».
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