«Sono distrutto dal dolore non riesco a trovare pace»

Campagna Lupia. Guerrino Minto in preda al rimorso per aver ucciso il figlio e preoccupato per la madre. Il sindaco ha potenziato l’assistenza domiciliare

CAMPAGNA LUPIA. «Sono un uomo distrutto dal dolore, il rimorso per quello che ho fatto è grandissimo, non riuscirò mai a perdonarmi quel gesto che ha distrutto la vita di mio figlio e la mia». Guerrino Minto, l’uomo di 70 anni residente in via Primo Maggio a Campagna Lupia al civico 37, che ha ucciso a luglio il figlio ventunenne Alessandro con una coltellata al cuore, è disperato. Un situazione che trapela dalle visite fatte a Santa Maria Maggiore all’uomo da parenti e legali. Una situazione di profondo avvilimento che viene confermata anche dal sindaco di Campagna Lupia, Fabio Livieri, il quale in questi giorni ha attivato i servizi sociali, fornendo una adeguata assistenza domiciliare alla mamma ultra novantenne, che ha bisogno di maggiori visite e aiuti a domicilio.

«In carcere», spiega Livieri, « Guerrino è roso dal rimorso, amici e parenti che lo hanno visto, raccontano di un uomo distrutto». L’uomo finora ha ammesso di aver accoltellato il figlio in uno scatto d’ira. Sul corpo del ragazzo infatti è stata fatta l’autopsia dal medico legale, Silvano Zancaner, su incarico del pm Francesca Crupi. Quello che ha ucciso Alessandro è stato un colpo solo, ma assestato con un coltello utilizzato per tagliare il pane, quindi con una lama lunga e seghettata, penetrata facilmente nel petto e che ha centrato il cuore del ragazzo, oltre i bronchi, perforando anche i polmoni. La morte di Alessandro aveva colpito tantissimo il paese ed era stata dichiarato un giorno di lutto cittadino. Alessandro ha lasciato con la sua morte distrutti dal dolore per sempre la mamma Lucia, la fidanzata Jessica e gli amici che in quei giorni hanno fatto quadrato difendendo la memoria del loro amico. «Come Comune», continua Livieri, «abbiamo assegnato alla mamma e alla sorella alcune assistenti domiciliari. Si tratta di un piccolo aiuto che vogliamo dare in una situazione di estrema difficoltà e paura in cui è piombata la famiglia. Una tragedia inaccettabile scaturita da un momento di follia».

Alessandro Abbadir

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