Sono diciassette le coltellate sferrate sul corpo della mamma

SALZANO. Sono ben 17 le coltellate che Cristiana Corbetto ha sferrato alla madre ottantenne per ucciderla. Lo ha stabilito l’autopsia eseguita nel tardo pomeriggio di mercoledì dal medico legale mestrino Silvano Zancaner: è stato il pubblico ministero di Venezia Angela Masiello a chiedere al medico di stabilire la causa del decesso e anche di contare quante volte Giuseppina Baiano è stata colpita. Quelle mortali sono state sferrate alla gola: l’anziana è stata aggredita nel suo letto, mentre dormiva, visto che erano le sei del mattino di venerdì. Presumibilmente, neppure ha fatto in tempo a capire quello che le stava capitando. La figlia ha raccontato, durante un interrogatorio di tre ore davanti al giudice veneziano Roberta Marchiori, di essersi alzata e di aver afferrato un coltello in cucina e di essersi diretta subito nella stanza della madre.
Quel giorno avrebbe dovuto incontrare una psicologa, un appuntamento organizzato dalla madre che aveva chiesto al suo legale, l’avvocato Marco Seppi, di avviare la procedura per la nomina di un amministratore di sostegno per la figlia, ritenendo che non fosse in grado di gestire l’eredità lasciata alla Corbetto dalla zia, sorella di Giuseppina. Ed era proprio questo il motivo delle numerose liti tra madre e figlia negli ultimi giorni prima della tragedia. La 52enne non ne voleva sapere di fare i conti con un amministratore di sostegno, visto che sarebbe stata la conseguenza della sua interdizione, mentre la madre insisteva, temendo che disperdesse tutto ciò che la sorella le aveva lasciato (l’eredità era stata divisa tra la nipote e la badante).
Oggi, intanto, la rappresentante della Procura darà l’incarico di valutare le condizioni di salute mentale dell’indagata, che è rinchiusa nel carcere femminile della Giudecca, al medico legale e psichiatra forense padovano Claudio Rago. Dovrà stabilire se la figlia, quando ha ucciso la madre, era capace di intendere e volere e di conseguenza se può essere giudicata. Nel caso non lo fosse, infatti, il giudice dovrebbe dichiarare il non doversi procedere a causa della sua incapacità mentale. Sulla carte, invece, il reato che le viene contestato è da ergastolo: il pm Masiello, infatti, la accusa di omicidio volontario aggravato dal legame di parentela con la vittima. Toccherà al difensore, l’avvocato Gabriele Civello, decidere quale strada intraprendere dopo aver conosciuto le conclusioni alle quali giungerà il consulente psichiatra. Sia nel caso che venga messo in luce un vizio di mente totale o parziale, potrebbe comunque chiedere il processo con rito abbreviato.
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