Sono aumentate le donazioni di sangue
MESTRE. Dopo anni di calo, le donazioni di sangue nella provincia di Venezia sono finalmente aumentate, passando dalle 49.102 del 2014 alle 49.444 del 2015: + 342. Numeri non elevatissimi, certo, se si calcola che nel 2010 si toccava quota 53mila, ma l’importante era l'inversione di rotta. I dati sono stati snocciolati ieri mattina nella sede Avis provinciale dal presidente Giorgio Brunello, che ha illustrato cifre e numeri delle Avis suddivise nelle varie Asl della Provincia (Asl 10, 12, 13 e 14). Ma andiamo con ordine.
Nel 2015 i donatori nuovi e quelli che hanno ripreso l'attività sono stati 2.264, il totale dei soci ammonta a 28.416 (in leggero calo), le sacche di sangue 41.285, quelle di plasma 7.734 e le piastrine 640, per un complesso di 49.659 sacche, dato quest'ultimo che comprende anche i donatori veneziani che si sono recati fuori provincia, come un residente di Bibione che per comodità va a donare a Latisana.
Due terzi dei donatori sono maschi, il 18 per cento dei quali ha un'età ricompresa tra i 36 e i 45 anni, mentre sono 43 le Avis veneziane e 28.463 i donatori complessivi. In testa Mestre e Marghera con 7.248 donazioni.
C'è però un dato importante da sottolineare e che va letto con attenzione. Se da un lato le donazioni nel 2015 sono in aumento, rispetto agli anni d'oro siamo ancora bassi. I motivi sono diversi e non sempre la diminuzione va letta in termini negativi. Anzitutto c'è la crisi: diventa più difficile prendersi un giorno di riposo dal lavoro. Poi il fatto che i giovani sono di più (e loro per una serie di cause non si recano a donare quattro volte l'anno ma una o due al massimo) e che c'è maggiore rigidità rispetto all'età; infine il fatto che ci si concentra sulla “chiamata”, quindi sulle donazioni mirate. Ma c'è anche un altro fattore di cui tenere conto. «Se prima c'era una maggiore discrezionalità da parte del medico», spiega il presidente provinciale dell’Avis, Giorgio Brunello, «da novembre la nuova normativa di riferimento è più complessa e da un certo punto di vista ci sono maggiori controlli medici, quindi anche una maggiore sicurezza e qualità».
Tant'è che il dato relativo alle cancellazioni di donatori è alto: 2.600 non possono più donare. I nuovi decreti inerenti il consenso informato contemplano una sfilza di domande, quasi una trentina solo sui comportamenti sessuali di chi sceglie di donare (anche se in coppia), molte sullo stato di salute pregresso, sui soggiorni all'estero. E sono di più le persone che si sottopongono a cure dentistiche, che mettono in stand-by i donatori. Evidente che un controllo più severo porta anche a una selezione di chi dona e a una maggiore sicurezza. «I risultati preventivati sono stati centrati», spiega Brunello. «Lo sforzo per attirare nuovi soci è sempre alto: oggi ci si concentra sulla “chiamata”, la prenotazione automatica avviata in via sperimentale all'ospedale dell'Angelo e, infine, la presenza nei centri trasfusionali di personale che faccia accoglienza».
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