Solo preghiere nel capitello della veggente
CAVARZERE. «Non so niente del vescovo. Io sono qui solo per pregare la Madonna». Risponde così un’anziana interpellata di fronte alla “struttura” dedicata alla Madonna addolorata del perdono.
Un complesso indefinibile (altare? capitello? monumento?) sorto e cresciuto, nel corso degli anni, in via Dalla Chiesa nel luogo delle presunte apparizioni della Maddona alla “santona” Alina Coia. Da qualche giorno il vescovo, Adriano Tessarollo, è sceso in campo ufficialmente e personalmente (ma con il supporto teologico della Congregazione per la dottrina della fede) per mettere in guardia i fedeli. Come già anticipato, anche dalla Nuova, il vescovo ha ribadito che si tratta di un luogo di preghiera privato e che vi non si possono celebrare i sacramenti: né Messe, né altro. E la risposta della signora, raccolta fortunosamente davanti a quel luogo, sembra confermare che il sentimento popolare e quello del vescovo coincidono nella sostanza: non c’è disputa teologica nella mente dei fedeli, solo il desiderio di pregare. Ma Tessarollo dice qualcosa in più: vieta le pratiche (unzioni, elemosine per eventuali “grazie”) che possono portare all’abuso della credulità popolare specificando che quella particolare fruizione del luogo, supportata da un gruppo organizzato, trova sia sostenitori che detrattori, anche in persone che, un tempo vicine, si sono poi allontanate dal Gruppo della Coia. Un potenziale polemico che, però, resta confinato nell’ambito delle discussioni tra credenti e non esplode all’esterno.
Basti notare che sui social cittadini l’argomento è appena sfiorato, con pochi commenti che, da una parte, esprimono la più completa incredulità e, dall’altra, rinnovano il “mistero” della fede: «Chi non ha visto coi propri occhi e provato certe esperienze non può criticare».
Diego Degan
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