«Solo cinque giorni di lavoro per 15 mila giovani nel 2012»

Roberto Montagner (Cgil): altri seimila sono in bilico, pronti ad andare in Australia e Canada «Serve una cabina di regia tra forze politiche e imprenditoriali e un fondo di garanzia»
Di Marta Artico

QUARTO D’ALTINO. «In Provincia ci sono migliaia di ragazzi senza prospettiva, che vogliono andare in Australia, emigrare in Canada». Il segretario generale della Camera del Lavoro veneziana Roberto Montagner, dalla sede del palazzo della Cgil di via Ca’ Marcello, ha lanciato un grido di allarme al mondo politico, industriale e imprenditoriale auspicando «una cabina di regia tra le forze che davvero possono fare qualche cosa, per non lasciar andare potenzialità, risorse e posti di lavoro che non potranno più tornare indietro».

Ha citato la Ditec di Quarto d’Altino come il caso simbolo «di un Paese che non funziona, perché sta facendo chiudere azienda dopo azienda, anche quelle che possono avere mercato e che hanno una forza produttiva straordinaria». Ma, quel che più preoccupa, «è il settore manifatturiero che sta completamente saltando» prosegue Montagner «stiamo desertificando il nostro territorio e non lasciamo nulla alle generazioni future e presenti. Fino a due anni fa alla mancanza di posti e alle ditte che chiudevano si pareggiava con il turistico e il terziario. Oggi il dato si è capovolto e neanche questi due segmenti, da sempre forti, riescono a riequilibrare i posti che vengono perduti». Un dato su tutti. «Nel 2012 abbiamo avuto 15mila lavoratori, per la maggior parte giovani, che hanno avuto un rapporto durato da uno a cinque giorni. È lavoro questo? Significa che abbiamo perduto 15 mila posti: o difendiamo il lavoro che c’è, o è finita. Oltre a questi ce ne sono altri 6 mila in bilico che salteranno a breve senza il miliardo che serve per andare a coprire il denaro per gli ammortizzatori». Prosegue: «Qui c’è in gioco la possibilità di avere un futuro a partire dal territorio, la politica deve capire che il lavoro deve essere messo al centro, attorno al lavoro ruota tutto, per questo dobbiamo trovare coesione».

Montagner cita i casi di chi si è suicidato perché non vedeva alcuna luce in fondo al tunnel. «Le imprese hanno un ruolo forte in questo frangente, ci sono imprenditori che si sono tolti la vita perché sono giunti a un livello di disperazione senza ritorno e chi le rappresenta ha il dovere di indicare una soluzione, una via d’uscita, che è quella di mantenere il lavoro che c’è, bisogna prendere per mano il destino di questo territorio: non si guarisce tagliando i salari, giocando al ribasso, precarizzando, abbassando il livello dei diritti dei lavoratori, questi sono palliativi e il mondo dell’impresa deve riflettere su ciò, non possiamo permetterci altri licenziamenti». Ricette? «È urgente un fondo di rotazione e garanzia, che serva per intervenire nel caso di aziende in crisi, ma anche in relazione al problema altrettanto scottante dell’innovazione e della ricerca: bisogna rilanciare il parco scientifico tecnologico legato alla piccola e media impresa e all’inserimento nel lavoro». Per creare lavoro e mantenerlo, dunque, bisogna anche avere il coraggio di investire e, per farlo, servono i mezzi. «Finora» sottolinea «abbiamo visto troppi progetti presentati da aziende il cui destino era segnato. L’unica direzione verso cui guardare, assieme a Confindustria, è un fondo di garanzia e credito, ma in questo senso serve una cabina di regia, serve che le forze locali, territoriali e imprenditoriali si mettano insieme, remino dalla stessa parte. Se invece ognuno dà un contributo fine a se stesso i muri non si superano». «Le politiche settoriali non funzionano più, così come le logiche di parte» conclude Montagner «forse sostenendo gli imprenditori locali, problemi come quelli della Ditec, potrebbero essere superati».

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