Soldi delle mazzette Veritas spesi in arte, immobili, gioielli e al Casinò

I nastri dello scandalo ai vertici della società dei rifiuti, acqua, gas. Claudio Ghezzo intercettato mentre parlava con la compagna: «Non è un problema, i soldi per pagare la casa li abbiamo»
VENEZIA. Claudio Ghezzo tra il 2010 e il 2014 ha seri problemi nel riciclare il denaro derivato dalle mazzette che prende dalla Plan-Eco e dalla F.lli Busato Autotrasporti. 
 
Reddito. Il suo reddito da lavoro in Veritas non giustifica la disponibilità di quasi 600 mila euro derivanti dalla corruzione. Gioca pesante al Casinò di Ca’ Noghera, dove pure vince cifre notevoli, ma investe pure. In opere d’arte, gioielli, orologi, argenteria, ma pure in case e qualche spicciolo finisce pure in tasca al padre, alla sorella e alla compagna. Ai parenti, è accertato attraverso la visura dei conti correnti, tra il 2010 e il 2014 Ghezzo ha versato oltre 70 mila euro. 
 
1 euro. Aveva sempre questa impellente necessità di riciclare denaro proveniente dalla corruzione, ad esempio prendeva dalla Plan-Eco un euro a tonnellata di Cdr, trattata per conto di Veritas. Non è poco se si pensa che annualmente la società di Sabrina Tonin raccoglieva e portava in Ungheria a smaltire quasi 200 mila tonnellate di questo rifiuto. 
 
Riciclo. Ecco allora che Ghezzo acquistava quadri di valore e se non lo faceva lui, ci pensa la compagna con i soldi dell’uomo. La stessa Letizia, a cui un giorno dedicò una pagina di giornale per farsi perdonare dopo la fuga a Parigi con l’amante. In sette anni ha acquistato quadri per oltre 300 mila euro. Diverse opere di pittori moderni, pur essendo autentiche, non hanno documenti cartacei di accompagnamento per non lasciare tracce sull’ impiego di “nero”. Ma anche l’arte, i gioielli e l’argenteria non bastavano a riciclare l’ingente disponibilità di contanti. Da ricordare che per anni i fratelli Busato lo hanno pagato prima con 500 euro al mese, poi la cifra è passata a 1000 al mese. Senza dimenticare i regali per il compleanno e il pieno all’auto, una potente Mercedes.
 
Mattone. Ecco allora che Ghezzo e la compagna hanno iniziato a pensare al mattone. Un investimento sicuro che poteva rendere in prospettiva. Ma anche in questo caso c’era la necessità di non lasciare troppe tracce, anche perché lo stipendio da dirigente, pur essendo un buono stipendio, non gli consentiva di accumulare tanto denaro. Per di più lui e la compagna, anche lei dipendente Veritas, non si sono mai fatti mancare nulla e hanno sempre condotti una vita agiata. 
 
“Quella casa”. Per spiegare la disponibilità di denaro il giudice inserisce nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere il dirigente Veritas, l’intercettazione fatta dai finanzieri del colonnello Gianluca Campana, mentre l’uomo e la compagna il 6 aprile 2015, stavano tornando a Mestre da Farra di Soligo dove avevano trascorso la Pasquetta. Dice Ghezzo a Letizia: «...quella casa mi è rimasta qui...e oggi la comprerei». La compagna risponde che allora non avrebbero comprato quella di Mestre. Risponde Ghezzo: «Ma non è un problema, perché i soldi per pagarla li abbiamo. ...quella di Mestre viene dopo...e con tutti i soldi che ho speso per mettere a posto le altre robe avrei messo a posto quella...a me serve una casa da mettere a posto su un posto decente che dopo rivendendola prendo soldi... perché tutti i soldi che spenderei per rimodernala e rimetterla a posto, li spenderei in nero...ho già messo a posto in questo modo la casa di Venezia... la casa tua... e quella mia».
 
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