Sofia, il contagio è avvenuto a Trento

La ministra Lorenzin svela i primi risultati dei consulenti tecnici: ceppo identico a quello di altri due pazienti ricoverati

TRENTO. È successo all’ospedale di Trento. Il contagio da malaria che lo scorso 4 settembre ha portato alla morte di Sofia Zago, bambina trentina di 4 anni arrivata agli Spedali civili di Brescia, dopo i ricoveri di Portogruaro e Trento, sarebbe avvenuto proprio al Santa Chiara. A indicarlo è il fatto che il ceppo del parassita malarico che l’ha contagiata è lo stesso identificato in due bambine del Burkina Faso che erano ricoverate nell’ospedale trentino negli stessi giorni in cui arrivò la piccola Sofia. Si tratta del Plasmodium falciparum, trasmesso da una zanzara che in Italia non esiste, tanto più che i periti entomologi hanno escluso la presenza di zanzare-vettore sia a Trento che nel Veneziano.

Il caso infatti aveva sollevato preoccupazioni anche lungo il litorale perché la bimba, insieme ai genitori Marco Zago, trevigiano di Villorba, e Francesca Ferro, aveva trascorso alcuni giorni di vacanza, poco prima di sentirsi male, a Bibione, in un camping. Il 13 agosto era stata ricoverata a Portogruaro, dopo una visita al punto di primo intervento nella località turistica. Gli accertamenti accertarono l’esordio di un diabete, e la bimba venne trasferita al reparto di pediatria di Trento, restandovi fino al 21 agosto. Negli stessi giorni, nello stesso reparto del Santa Chiara, erano ricoverate le due bimbe rientrate in Italia dal Burkina Faso, in visita nei luoghi di origine. Per la piccola Sofia la situazione è precipita, dopo il ritorno a casa, il 31 agosto, con la febbre alta e il trasferimento d’urgenza a Brescia.

A rafforzare le indiscrezioni sulle prime analisi dei consulenti tecnici incaricati dalla Procura di Trento sono le parole della ministra della salute, Beatrice Lorenzin. «Possiamo escludere assolutamente», ha affermato ieri Lorenzin, «che la malaria sia stata presa in un contesto esterno all’ospedale» di Trento e «questo mi sembra un conforto, perché vuol dire che non abbiamo ceppi di zanzare che sono vettori malarici. Da un certo punto di vista siamo tutti più sicuri». La novità sembra quindi essere stata annunciata in vista dell’arrivo degli esiti degli esami tecnici. «Avremo adesso», ha spiegato Lorenzin, «il report finale dell’Istituto di Sanità. Sono state fatte varie ricerche su questo e possiamo escludere assolutamente che la malaria sia stata presa in un contesto esterno all’ospedale. Le autorità competenti», ha aggiunto, «interverranno sull’ospedale di Trento nel modo pi consono e appropriato possibile». Anche perché se il contagio è avvenuto all’interno dell’ospedale, non può che essere successo attraverso una contaminazione del sangue, ma come? Anche ieri la direzione dell’ospedale, in attesa di comunicazioni ufficiali da parte dell’Istituto superiore di Sanità, ha spiegato che, stando ai controlli fatti, il protocollo per evitare il contagio sarebbe stato regolarmente rispettato.

Ma quali sono state dunque le modalità del contagio? Da parte sua il procuratore capo di Trento, Marco Gallina, ha spiegato: «I nostri consulenti hanno chiesto una proroga per la consegna delle relazioni sul caso, per le difficoltà tecniche nel giungere ad ottenere qualche dato. L’accordo è stato dall’inizio di uno scambio informativo tra la Procura e l’Iss, che non tra i consulenti della Procura. Dall’Iss ad oggi non è pervenuto nulla e i nostri consulenti non hanno ancora prodotto le relazioni».

È chiaro quindi che il rapporto tra consulenti e Iss ha permesso al ministro di avere le prime informazioni.

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