Società di costruzione facevano del “nero”: evasi 13 milioni di euro
VENEZIA. Tredici milioni di euro evasi, circa un milione e duecentomila euro di Iva non dichiarata e cinque persone denunciate per dichiarazione fraudolenta e concorso nella commissione di reati fiscali.
E’ questo il bilancio finale delle articolate indagini svolte dagli uomini della Tenenza della Guardia di Finanza di Caorle, sotto la direzione del Sostituto Procuratore della Repubblica del Tribunale di Venezia, dott. Stefano Ancilotto, nell’ambito dell’operazione “Aurei Lateres” nei confronti di due note società che operano da tempo nel settore della edificazione e della vendita di appartamenti nella rinomata località balneare e dintorni attraverso una consolidata organizzazione, comprensiva di impresa di costruzione, società immobiliare e agenzia di mediazione.
Il sistema fraudolento adottato dalle società e scoperto dalle Fiamme Gialle era apparentemente semplice ma molto efficace.
Al cliente veniva fatto stipulare un doppio contratto preliminare: uno con le somme reali della compravendita, l’altro con gli importi, molto inferiori, che sarebbero stati poi dichiarati al Fisco.
Dopo la stipula del preliminare e prima del rogito, il cliente veniva invitato a versare in contanti la parte “in nero” nelle mani di alcuni sodali che provvedevano poi a “girarlo” alle imprese coinvolte, naturalmente senza traccia in contabilità.
Una volta incassato il compenso “sottobanco”; il contratto preliminare con gli importi realmente pagati veniva distrutto e l’atto di compravendita veniva quindi rogato e fatturato con gli importi ufficiali, notevolmente inferiori a quelli complessivamente pagati.
La percentuale di “nero” introitato variava a seconda del tipo di costruzione e della zona, assestandosi su una “forbice” che, da un 10%, arrivava a toccare punte del 50% del valore di ciascun affare.
Numerosi acquirenti, sentiti in atti dalle Fiamme Gialle, hanno confermato il pagamento “in nero” di una parte del corrispettivo e hanno esibito anche documentazione extracontabile a sostegno, mentre altro materiale probatorio (prospetti riportanti valori reali e valori fittizi delle compravendite, ricevute di versamenti di denaro contante, copie di preliminari con importi reali) è stato acquisito nel corso di numerose perquisizioni eseguite su delega della Magistratura a carico delle società coinvolte.
Le indagini, che si sono svolte anche attraverso la ricostruzione dei movimenti e dei rapporti bancari, hanno permesso di accertare che dal 2002 al 2010 le società controllate hanno omesso di dichiarare circa 13.000.000 di Euro di ricavi e hanno evaso l’IVA per circa 1.200.000 Euro.
A carico dei rappresentanti legali, pertanto, è scattata la denuncia per il reato di “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici” e, al termine delle indagini preliminari, l’Autorità Giudiziaria ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo “per equivalente” finalizzato a tutelare l’Erario, che ha portato al sequestro di beni mobili e immobili nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di un importo di 4.600.000 Euro.
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