Sms a luci rosse, prof sospeso al Musatti, ma a scuola cresce la polemica: l'aveva già fatto
DOLO. Si fa sempre più complicata la posizione del professore dell’istituto professionale Cesare Musatti di Dolo che ha inviato nelle scorse settimane, ripetuti messaggi a luci rosse a un gruppo di 7-8 ragazzi di 16-17 anni che frequentano la scuola. Emerge così che l’uomo di circa 25 anni, originario di Napoli, aveva già lavorato in un istituto professionale di Venezia, l’ “Andrea Barbarigo”, e anche quella esperienza a quanto si apprende non era stata delle più felici. È docente in una materia tecnica strettamente legata alle specializzazioni delle due scuole. Una esperienza interrotta per motivi ancora da chiarire solo dopo due mesi. Non è escluso che anche in quel caso dalla scuola sia stato rivolto a giovane insegnante un invito all’allontanamento per motivi simili a quelli che hanno provocato lo scandalo di Dolo.
Il caso è ora un'indagine della Procura, con un fascicolo aperto dal procuratore aggiunto Adelchi d'Ippolito, per l'ipotesi di reato di "adescamento di minori".
Il preside del Barbarigo, Claudio Marangon, si chiude però dentro uno stretto riserbo: «Posso confermare», spiega, «che questa persona ha lavorato nella nostra scuola per un breve periodo. Vista la delicatezza della vicenda scoppiata a Dolo non posso però entrare in ulteriori dettagli circa la breve durata della sua esperienza».
DOLO. Intanto sull’insegnante, a Dolo dopo la scoperta dei messaggi da parte degli altri docenti della scuola, si è abbattuto il provvedimento di sospensione da parte della dirigente scolastica dell’istituto Rachele Scandella. Sulla vicenda che si è sviluppata fra le aule della scuola che ha sede in via Rinascita, stanno indagando da giorni i carabinieri della tenenza di Dolo. La confessione sulle morbose attenzioni che il docente aveva sui giovani è emersa dalle confidenze degli studenti ad altri docenti.
L’insegnante, grazie anche al suo modo di porsi con gli alunni, era riuscito a ottenere la loro fiducia facendosi dare da loro nel corso del tempo i numeri di telefono. Poi i messaggi ad alcuni di loro. Messaggi dal contenuto esplicitamente sessuale. A quel punto, avuta la notizia da parte dei ragazzi e appurato che la storia aveva delle basi di fondamento, la scuola ha subito attivato una rete di salvaguardia per gli studenti oggetto delle attenzioni non volute del docente. Da quanto si apprende, sarebbero state fatte delle fotografie delle schermate direttamente dai cellulari dei ragazzi, schermate che contenevano foto hard e messaggi a sfondo sessuale del professore dirette ai giovani. Materiale che i colleghi hanno consegnato alle forze dell’ordine. La dirigente Rachele Scandella a quel punto ha anche sospeso dall’attività l’insegnante, fino a quando non sarà in grado di chiarire la sua posizione.
Molti genitori si sono chiesti perché la scuola non abbia fatto un’assemblea di istituto per informare tutti di quello che era accaduto.
Evidentemente sinora la scuola si è tutelata con un semplice "trasferimento" dell'insegnante, che però non tutela gli studenti dalle sue attenzioni morbose.
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