Smog, la Procura convoca i pediatri

Il procuratore aggiunto D’Ippolito: «Ho voluto approfondire le preoccupazioni dei medici, valuterò eventuali reati»
Di Roberta De Rossi

La Procura di Venezia ha aperto un faro sull’allarme per la salute dei bambini - legata allo smog persistente di questi mesi - lanciato nel fine settimana da un gruppo di pediatri. «Non è un caso se nelle ultime settimane ci troviamo a fronteggiare moltissimi casi di tosse intrattabile e persistente, particolarmente grave nei numerosi bambini asmatici, ma presente anche in soggetti finora sani», scrivevano i pediatri di Venezia e Mestre nella loro lettera-appello. «La salute dei nostri bambini non può essere affidata alla speranza della pioggia, ai capricci di un clima modificato dal deteriorarsi delle condizioni del pianeta. Come ci impone il nostro codice deontologico, chiediamo con forza alle autorità competenti e alle amministrazioni di prendere con urgenza provvedimenti contro questa emergenza sanitaria, sia immediati, sia strutturali nel lungo periodo».

Un’allerta grave: così ieri, letti i giornali, il procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito ha convocato la prima firmataria dell’appello, la dottoressa Lucia Magagnato, pediatra di famiglia, per farsi spiegare nel merito il perché di quel loro intervento. E capire se dietro questo grave stato di cose, vi possa essere un reato con responsabili da perseguire. La pediatra ha parlato delle ricerche dell’Organizzazione mondiale della sanità che «dimostrano con certezza la correlazione tra livelli di inquinamento atmosferico e basso peso alla nascita, aumento di polmoniti e bronchiti, asma, tosse secca notturna riduzione della capacità respiratoria» e delle decine di bambini trattati in questi giorni.

«Ho ascoltato tutte le preoccupazioni dei pediatri di famiglia, le loro ragioni scientifiche», commenta al termine dell’incontro il procuratore aggiunto D’Ippolito, che coordina anche l’area dei reati di natura ambientale, «e mi sono riservato di valutare se vi siano estremi di rilevanza penale». Non si tratta ancora di un fascicolo aperto sulle eventuali responsabilità di chi avrebbe dovuto agire a tutela della salute pubblica, ma quantomeno di uno stato di allerta della Procura, che acquisirà informazioni.

Ultimi dati. Informazioni che chiunque può vedere in diretta, semplicemente collegandosi al sito dell’Arpa Veneto: un bollettino nero. In questi primi 39 giorni dell’anno sono stati già 26 gli sforamenti dei limiti di Pm10: ricordando che la legge ne consente solo 35 l’anno. Prima della pioggia di questi giorni - che, peraltro, ha semplicemente spinto a terra le polveri sottili - al 4 febbraio, l’Arpav ha contato 16 giorni di sforamento consecutivo del Pm 10 in località Bissuola, di cui ben 10 con qualità “pessima” oltre il doppio del limite. E a Venezia non va meglio: 12 giorni filati di inquinamento, di cui nove con sforamenti ben oltre il doppio. Il giorno peggiore è stato il 29 gennaio: su un limite di 50 microgrammi per metro cubo d’aria, si sono raggiunti i 191 a Mestre e i 178 a Venezia.

Pm 10 e navi. In realtà, c’è già un’inchiesta aperta sull’inquinamento dell’aria di Venezia - seguito dalle pm Francesca Crupi e Carlotta Franceschetti - aperto sulla base dell’esposto presentato da Italia Nostra, Wwf, Lega Ambiente e Ambiente Venezia e una trentina di cittadini. Il focus, in questo caso, è in particolare sui picchi di Pm10 nel canale della Giudecca: nell’esposto anche le foto dei camini delle navi da crociera che emettono densi fumi neri. La Procura è in attesa della relazione del Corpo forestale, al quale sono state affidate le indagini.

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