Sitran: «Città metropolitana lo statuto è contro la legge»

Polemiche dopo la votazione di mercoledì, l’autonomista contesta la rinuncia alla divisione dei Comuni, Piron (Cgil) attacca Brugnaro: «Un accentratore»
Di Mitia Chiarin

Il nuovo statuto della Città metropolitana che prevede l'elezione diretta del sindaco metropolitano, ma a patto che si rinunci alla divisione dei comuni, fa discutere. «Qualora lo statuto confermasse le anticipazioni del sindaco, si tratterebbe di una manovra spregiudicata, censurabile innanzi al Tar e ai cittadini e che rafforza solo il disegno di omologazione di Venezia all’area metropolitana con la concentrazione di tutti i poteri in una sola persona, senza alcuna legittimazione popolare diretta di un’area rappresentata da 44 Comuni. In attesa che diventino 45 con l’autonomia di Mestre», ha ribadito ieri Marco Sitran, portavoce del gruppo civico “Mestre Venezia due grandi città”. Sitran è critico con il sindaco metropolitano che «ha confermato tutta la sua protervia e influenza ma al contempo la sua inadeguatezza a rappresentare la città di Venezia e la sua laguna» e denuncia che lo statuto, così come è stato pensato, «è contrario alla legge» istitutiva della città metropolitana.

Per Sitran il sindaco in realtà non intende «perdere il marchio di Venezia, il brand da sfruttare». Lo statuto è stato votato il 9 dicembre in consiglio metropolitano senza la partecipazione al voto dei consiglieri di centrosinistra che ritengono si sia persa una grande occasione per innovare le istituzioni locali del territorio.

E così la pensa anche la Cgil veneziana. «È stato proprio spiacevole apprendere dai giornali come, a colpi di sei, otto articoli alla volta, si sia proceduto a varare un testo che bene o male nessuno conosce ma soprattutto che nessuno sente proprio», denuncia Enrico Piron, segretario generale. «Il testo definitivo pare proprio essere uno sbrigativo tentativo di fare i compiti per casa nei tempi imposti e nient'altro. Magari con qualche non molto celata volontà accentrativa nei confronti del sindaco, sempre più “dominus decisore” solitario, con strani accenni al mondo del volontariato».

Contraddizioni e timori sul futuro restano tutti. Per la Cgil un atteggiamento «a tratti superficiale e arrogante» ha prodotto «un risultato che non valorizza il territorio veneziano come territorio metropolitano. Lo condanna invece a restare la vecchia provincia chiamata in altra maniera, senza trasmettere ai suoi cittadini - che ne hanno uno straordinario bisogno- il valore» di far parte della Città Metropolitana.

Sul nuovo ente da segnalare anche il convegno indetto per oggi alle 17 al Candiani dal Pd metropolitano.

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