Sit-in di 200 maestre «Stanche di lavorare in stato d’emergenza»
VENEZIA. «Continuiamo a lavorare in stato di emergenza, ma senza che nulla cambi». Ieri pomeriggio quasi 200 maestre comunali e lavoratrici di Ames, coordinate dai sindacati di base con l’appoggio del Diccap, hanno urlato il loro sfinimento in un corteo, partito da San Leonardo e arrivato fino a Ca’ Farsetti. Non ci sono supplenti che possano sostituire il personale di nidi e materne, hanno ribadito. Le maestre sono costrette a fare turni anche di 9 ore o a ridurre le ore di insegnamento a ore di sorveglianza. E i genitori stanno registrando un disagio crescente, costretti a ricorrere sempre più spesso a babysitter, spendendo soldi.
Anche le lavoratrici di Ames hanno denunciato la carenza di almeno una decina di persone: non vengono sostituite, non possono prendersi giorni di ferie e denunciano una volontà di giocare al risparmio a scapito dei loro diritti.
A Ca’ Farsetti una delegazione di sindacalisti ha incontrato il dirigente Marzio Ceselin delle Politiche Educative per ribadire lo stato di disagio delle lavoratrici. Il dirigente ha ascoltato, dicendo che l’amministrazione comunale sta facendo il possibile, ma che fino a quando non sarà sbloccato il Patto di Stabilità tutto è bloccato.
Prima della protesta, le maestre e le lavoratrici hanno fatto il punto sulla situazione nella Sala di San Leonardo. Dopo aver riconosciuto una situazione di disagio il Comune ha deciso che, ogni volta che si potrà, avvertirà per tempo i genitori. Due i punti discussi. Il primo è la partecipazione allo sciopero del pubblico impiego del 26 maggio per il rinnovo del contratto fermo da 7 anni e altri punti, come il premio agli insegnanti. Il secondo è la vertenza nazionale sulla scuola fatta dai sindacati.
«Se passa la norma che cancella le depenalizzazioni – hanno detto i sindacati – allora si può riprendere in mano le assunzioni». A questo proposito il dirigente Ceselin ha detto che se passa il decreto, l’effetto è immediato da subito e non dopo 60 giorni come temevano invece i sindacati.
«Vogliamo anche noi una risposta» ha detto Ilaria Mion, portavoce di molti genitori «perché non solo se una maestra ha molti bambini c’è un problema di sicurezza, ma soprattutto non vengono svolti i programmi educativi e le ore di scuola si trasformano in un babysitteraggio costoso (dai 200 ai 450 euro, ndr)». I genitori hanno scritto in una lettera che non si sta rispettando la Legge 84/2007 della Regione che prevede un’educatrice ogni 6 bambini di età inferiore ai 12 mesi e una ogni 8 superiore ai 12 mesi.
I sindacati hanno ribadito che la situazione attuale è frutto di una serie di motivi, tra i quali il mancato rinnovo del contratto a fine dicembre 2015 che si poteva evitare, l’impossibilità di rinnovare nella pubblica amministrazione (Jobs Act) il tempo determinato dopo i 36 mesi e la mancanza di lungimiranza.
Vera Mantengoli
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