Sit in davanti alla Comet tra mimose e striscioni

Chioggia. Protesta di fronte all’azienda che ha lasciato a casa 25 persone «Siamo in cassa integrazione da settembre, nessuno ci ha più contattato»
Di Elisabetta B.anzoletti

CHIOGGIA. Un mazzetto di mimose in una mano, nell’altra striscioni di protesta. Hanno trascorso così la mattinata dell’8 marzo le lavoratrici della Comet in cassa integrazione straordinaria dallo scorso settembre e senza prospettive occupazionali all’orizzonte. Hanno manifestato davanti la vecchia sede della Comet, sotto il cavalcavia di Borgo San Giovanni, con i delegati della Filctem Cgil e altre lavoratrici cassaintegrate arrivate da Cavarzere e Mirano in segno di solidarietà.

Sul posto anche l’assessore alle pari opportunità Silvia Vianello e alcuni esponenti del Pd e di Rifondazione. La Comet, storica azienda di corsetteria, ha chiuso i battenti a settembre. Il titolare, Gianni Ballarin, ha affittato alcuni suoi capannoni di Brondolo a nuove attività, come il Brico e Mc Donald’s, che apriranno nel giro di un paio di mesi. I lavoratori (15 donne e 10 uomini) e la Cgil avevano chiesto la possibilità che i curricula fossero girati ai gestori delle nuove attività in vista di un reinserimento dei dipendenti a cui la cassa integrazione scadrà fra sei mesi.

«Stiamo davvero vivendo un periodo di estrema difficoltà», raccontano le ex dipendenti, «alcune di noi hanno mariti rimasti anche loro senza lavoro, abbiamo affitti e mutui da pagare. La mole di lavoro era diminuita negli anni, lo sapevamo, ma non sono state nemmeno valutate strategie per adeguarsi ai nuovi mercati. Il titolare aveva tutto il diritto di cessare l’attività, chiedevamo solo l’opportunità di essere valutate dalle nuove imprese con cui lui è in contatto. Nessuno invece ci ha mai cercato».

Sugli striscioni emerge tutta la rabbia e la disperazione. Si legge «8 marzo un giorno importante, ma senza lavoro molto pesante» e ancora «Il nostro lavoro inizia dal taglio e finisce con l’essere tagliati fuori». Una dipendente lavorava in azienda da 35 anni, un’altra da 28, un’altra da 23: una vita nel tessile che ora è tra i settori più in crisi. A dimostrarlo anche alcune lavoratrici della Fashion di Cavarzere e della Belfast di Mirano, rimaste senza lavoro, arrivate per dare sostegno alla protesta delle lavoratrici chioggiotte. «Lunedì incontreremo il sindaco», spiega Davide Stoppa della Filctem-Cgil, «ci auguriamo che l’amministrazione comunale prenda posizione e si faccia da intermediario per cercare di reinserire le lavoratrici. In questi mesi hanno seguito dei corsi di formazione generici, se ci fossero stati contatti con le nuove aziende avrebbero potuto seguire corsi specifici». «È necessario», sostiene l’assessore, «che il nuovo governo dia ossigeno ai Comuni permettendo di pagare i fornitori nei tempi giusti. È tutta una catena».

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