Sissy, un suicidio dai tanti misteri e la famiglia che vuole la verità

Il caso di Sissy Trovato Mazza, l’agente di polizia penitenziaria morta dopo due anni di coma. Nel novembre 2016 era stata trovata in un lago di sangue all’Ospedale civile

VENEZIA.  C’era la bandiera tricolore perché Sissy era una servitrice dello Stato. C’era la maglia gialla da portiere di calcetto, quella vestita con la Pro Reggina quando nel 2012 aveva vinto il campionato di Serie A. C’erano il cappello della divisa da agente di polizia penitenziaria e il picchetto dei colleghi. C’era una maglietta con il ritornello di “Sei nell’anima” della Nannini, che la 29enne cantava a squarciagola. Il mondo di Sissy era tutto racchiuso attorno a quella bara.

L’ultimo saluto, la scorsa settimana a Taurianova, stretta tra il mare e l’Aspromonte, è stato un abbraccio corale da cui è salita per voce di papà Salvatore, battagliero nonostante il dolore, una sola parola: verità. Un addio tra palloncini bianchi e a forma di cuore, con striscioni e camion-vela con manifesti che riproducevano il sorriso di Sissy.

La verità è quella che da 26 mesi sta cercando la Procura da un lato, e che la famiglia Trovato Mazza invoca dall’altro. Una ricerca che finora si è mossa su binari divergenti.

Per raccontare la storia di Sissy bisogna tornare indietro al 1° novembre di due anni fa. Lo spartiacque tra una vita piena tra amiche, amore e calcetto e una esistenza destinata a spegnersi giorno dopo giorno, stretta nel tunnel del coma irreversibile, è racchiuso in poco più di due minuti, quelli tra l’ultima ripresa di Sissy da parte delle telecamere e la scoperta del corpo. L’agente, in forze al carcere femminile della Giudecca, quel giorno sarebbe stata di riposo. Ma all’ultimo momento viene richiamata per un servizio esterno: una detenuta ha appena partorito all’Ospedale Civile e Sissy deve effettuare un controllo. Verrà trovata all’interno dell’ascensore del padiglione Jona, trafitta alla testa da un proiettile partito dalla sua Beretta di ordinanza. Nessuno ha sentito lo sparo, eppure era una mattina di un giorno di festa in un grande ospedale. La ferita ha effetti devastanti e fa finire Sissy in coma. Non si risveglierà più, morirà nella serata del 12 gennaio scorso dopo un’agonia di 26 mesi. Al suo capezzale anche Emma, la cantante che Sissy amava.

22/01/2019 Taurianova (RC). Funerali di Sissy Trovato Mazza, l’agente penitenziaria uccisa da un colpo di pistola mentre si trovava all’ospedale di Venezia.
22/01/2019 Taurianova (RC). Funerali di Sissy Trovato Mazza, l’agente penitenziaria uccisa da un colpo di pistola mentre si trovava all’ospedale di Venezia.


Chi ha sparato quel colpo? Il giallo di Sissy ruota attorno a questa unica, fondamentale domanda. «Io non so se quello che è successo a mia figlia dipende dalla droga, dalla sua vita sentimentale, da qualsiasi cosa. Noi vogliamo la verità», ha detto papà Salvatore ai funerali. La droga all’interno della Giudecca: Sissy si era sfogata con i genitori e aveva scritto alcune lettere alla direzione del carcere parlando anche di rapporti strani tra le detenute e alcune guardie. I rapporti con la direzione del carcere non erano rosei, Sissy aveva avuto anche un provvedimento disciplinare. Non erano sereni nemmeno i rapporti con alcune colleghe, tanto che lei aveva raccontato di essere stata presa al collo da una di loro durante una discussione. Nessun riscontro, però, è stato trovato degli inquirenti sulle denunce di Sissy.

Sono troppi i dubbi che tormentano il cuore dei genitori, mossi dalla convinzione che le indagini non siano state fatte a dovere: la Beretta senza impronte, il cellulare sequestrato solo due giorni dopo nell’armadietto aperto alla Giudecca, il mistero del secondo telefonino che forse Sissy aveva con sé, l’assenza (o l’omertà?) dei testimoni, il pc portatile resettato sono solo alcuni di questi. I Trovato Mazza non si danno pace, convinti che sia stato qualcuno a spegnere il sorriso di Sissy. Sulla mano dell’agente erano state trovate tracce di polvere da sparo. Ma papà Salvatore e mamma Caterina raccontano di Sissy come di una ragazza nel pieno della vita e non vogliono sentir pronunciare la parola suicidio. Chiedono di sapere, di approfondire. Il volto di Sissy ha bucato gli schermi delle tivù nazionali, il giallo ha collegato Venezia alla Calabria che si è mobilitata con un comitato civico, fiaccolate (l’ultima sabato sera) ed un calendario con le foto di Sissy per raccogliere fondi. —

Rubina Bon

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