Sissy, lettere e carcere passati ai raggi X
VENEZIA. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria accende i fari per la prima volta sulla vicenda dell’agente Sissy Trovato Mazza. Le altre indagini fatte finora avevano seguito strade diverse. Ora invece, come annunciato dal sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi, la volontà è di fare luce su quanto Sissy avrebbe detto - o confidato - in relazione ciò che sarebbe successo tra le mura del penitenziario femminile della Giudecca.
In particolare l’ingresso di droga dall’esterno e i rapporti non professionali tra detenute ed agenti. Spiegano dalla sede del Dap a Roma che la commissione ispettiva dovrà arrivare a ricostruire anzitutto le modalità con cui Sissy, raggiunta da un colpo di pistola il 1° novembre 2016 all’ospedale Civile e morta il 12 gennaio scorso, avesse detto quanto sapeva: si trattava di denunce formali? Esposti? Segnalazioni? E indirizzati a chi? Quanti erano? E qual era esattamente il loro contenuto?
Al lavoro ci sono i funzionari del Dap che al termine degli accertamenti dovranno stilare una relazione da presentare al capo dell’Amministrazione Penitenziaria, Francesco Basentini. Il sottosegretario ha annunciato che per la fine di febbraio la Commissione avrà concluso le sue verifiche. Come una Commissione d’inchiesta, anche quella sul caso Sissy avrà vari strumenti con cui agire per fare luce sul caso: tra questi, l’acquisizione di documentazione, i sopralluoghi, le persone sentite. La pubblico ministero Elisabetta Spigarelli ha dato il proprio via libera ai lavori della Commissione. «Tutti noi vogliamo verità e giustizia per Sissy, così fiera dell’uniforme che indossava», aveva detto il sottosegretario Ferraresi annunciando la Commissione, «Lo Stato deve e sta facendo la sua parte, ma il compito di garantire la legalità e la giustizia nel nostro Paese spetta in parte anche a tutti noi, che come sentinelle abbiamo il dovere di denunciare le cose che non vanno, per aiutare gli organi dello Stato a fare il loro compito nel modo migliore possibile».
La voce dei volontari. «Nella veste di volontari e operatori sociali che quotidianamente operano nella struttura della Giudecca da molti anni, sentiamo il dovere di esprimere una forte indignazione nei confronti di descrizioni scandalistiche e pruriginose che strumentalmente la presentano come ambito di devianze e omertosa tolleranza di comportamenti disdicevoli. Un luogo di perdizione». Così in una lettera aperta scrivono i referenti dell’Associazione Fondamenta delle Convertite, dell’Associazione Il Granello di Senape, di Closer Associazione Culturale, della Cooperativa Sociale Il Cerchio e della Cooperativa Sociale Rio Terà dei Pensieri che ricordano come «Il carcere resta luogo di pena, ma alla Giudecca si è saputo costruire un fecondo rapporto con la città e le sue rappresentanze istituzionali, e attraverso questo si sono attivati percorsi di pena finalizzati al reinserimento sociale delle recluse». Di qui la richiesta che «gli organismi preposti portino a termine in breve tempo il loro compito e sia dato rispetto a chi ha ben operato e continua ad operare per il riconoscimento di diritti altrimenti negati».
14mila firme. La petizione su change.org per chiedere “Giustizia per l’agente Sissy” ha raggiunto ieri sera le 14mila firme. L’obiettivo è arrivare a 15mila, potrebbe essere questione di ore. —
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