«Sissy, la verità da cercare nel privato»

Su Rai 1 parla la sua comandante: «Era cambiata nell’ultimo periodo. Droga in carcere? Non me ne aveva mai riferito»

VENEZIA. «La verità su Sissy va cercata nella sua vita privata. Ultimamente era molto cambiata». Lina Cavallaro era la comandate di Sissy Trovato Mazza, l’agente di polizia penitenziaria morta il 12 gennaio dopo 26 mesi in coma a causa di un proiettile in testa. Per la prima volta la comandante ha parlato ieri pomeriggio alle telecamere de “La vita in diretta” su Rai 1.

Una breve intervista nella quale Cavallaro, interpellata sul giallo di Sissy, ha ricordato che quella mattina del 1° novembre di due anni fa, l’agente «era in servizio nel turno dalle 7 alle 14 e attorno alle 10 le è stato ordinato di fare il servizio in ospedale, un semplice controllo a una detenuta». In uno degli ascensori del padiglione Jona, il dramma. Il colpo sparato dalla Beretta di ordinanza di Sissy raggiunge l’agente alla testa, provocandole ferite irreversibili. Chi ha premuto sul grilletto? «Sissy aveva il cinturone con i ganci rotti. Teneva la pistola in fondina, ma non era agganciata. Sissy portava il colpo in canna senza sicura», ha raccontato sempre alle telecamere di Rai 1 una collega di Sissy, Simona, «Non serviva armare. Bastava premere il grilletto».

Tra gli altri nodi da chiarire sul caso di Sissy, quello del cellulare. La ragazza ne possedeva uno, che però era stato rinvenuto nel suo armadietto in carcere alla Giudecca. Armadietto che sarebbe stato trovato aperto. «Sissy aveva anche un cellulare di servizio che quella mattina non aveva preso, era in portineria a disposizione», ha riferito ancora la comandante al giornalista de “La vita in diretta”, «Portarlo era un obbligo. Non so perché lo avesse lasciato là».

Quanto alle denunce che avrebbe presentato l’agente di polizia penitenziaria su comportamenti promiscui tra detenute e colleghe guardie, Cavallaro ha chiarito: «Tutto quello che siamo riusciti ad appurare, lo abbiamo mandato via. Il giro di droga? Non risulta. Sissy non mi aveva mai detto di averla trovata, non era mai venuta all’ufficio comando dicendomi ciò. Lo posso dire ad alta voce». E ancora: «Stiamo tutti aspettando la verità».

Parole, quelle della direttrice, che non sono piaciute a papà Salvatore Trovato Mazza, ospite in studio: «Mi vergogno di sentire queste cose. Sissy era cambiata perché aveva paura di tutto e di tutti, non aveva più fiducia di nessuno. Lei palesava quello che stava facendo e nessuno la voleva sentire».

«Perché io non sono mai stato sentito da chi indaga su mia figlia?», si è domandato il genitore davanti alle telecamere, «Perché nessuno ha mai osato dire qualcosa su mia figlia? Perché nessuno ha mai contribuito a cercare la verità? Io devo sapere la verità su mia figlia, non chiedo altro». Un appello, quello lanciato ieri su Rai 1, che Salvatore continua a ripetere da 26 mesi, da quando sua figlia è stata ridotta immobile a letto, in coma irreversibile. Per la Procura si è trattato di un tentato suicidio, ma le indagini per istigazione al suicidio sono ancora aperte, in attesa degli accertamenti chiesti dalla famiglia. —


 

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