Sissi è tornata nella sua Calabria confermato il tentato suicidio

L’agente penitenziario ricoverata in una clinica: è ancora in coma. Alla trasmissione “Chi l’ha visto?” si è ipotizzata l’apertura di un fascicolo per istigazione a uccidersi ma gli inquirenti smentiscono

Maria Teresa Trovato Mazza, che tutti chiamano Sissi, è tornata in Calabria, ricoverata dai familiari in una clinica del posto. Si tratta dell’agente della polizia penitenziaria di 28 anni che si trova in coma per il proiettile che lei, secondo gli inquirenti della polizia, si è sparata alla testa mentre si trovava all’ospedale civile. Tesi sempre contrastata dal padre della giovane, convinto che si tratti di un tentativo di omicidio.

Nell’ultima puntata di “Chi l’ha visto?”, andata in onda mercoledì scorso, si racconta che in procura a Venezia sia stato aperto un fascicolo per “istigazione al suicidio”. Gli inquirenti negano questa circostanza: non c’è alcun fascicolo che ipotizza questo reato. Nella ricostruzione fatta dalla trasmissione a sostegno dell’esistenza di un fascicolo per istigazione al suicidio, è stato raccontato un episodio avvenuto all’interno del carcere della Giudecca e costato all’agente Trovato Mazza un procedimento disciplinare. Stando a questa ricostruzione l’agente avrebbe fatto una relazione dove raccontava che una detenuta e una sua collega erano state viste mentre si scambiavano effusioni. Relazione che sarebbe stata compilata grazie alla testimonianza di due detenute.

Queste ultime avrebbero firmato la relazione in quanto testimoni. Successivamente una delle due avrebbe ritrattato dicendo di essere stata costretta da Sissi a firmare. Da qui il procedimento.

Stando a quanto ricostruito dagli investigatori che si stanno occupando dell’episodio, in realtà le relazioni sono due: una di Sissi e l’altra della collega indicata dalla stessa 28enne quale protagonista dello scambio di effusioni. La collega denunciata da Sissi accusa quest’ultima della stessa cosa. Inoltre gli inquirenti confermano che la giovane si è sparata il colpo di pistola in testa. Tesi messa in dubbio dai familiari dell’agente che sostenevano come il foro di entrata del proiettile si trovasse nella parte sinistra della testa e quindi incompatibile con il fatto che Sissi non è mancina e non poteva di certo spararsi usando la mano sinistra per tenere la pistola da cui è partito il colpo. Per il medico legale, che ha esaminato due volte le ferite provocate dal colpo, è sicuro che il foro di entrata del proiettile si trova nella parte destra della testa della giovane.

Sempre in base a quanto hanno accertato gli investigatori, la giovane da qualche tempo era emotivamente fragile dopo una delusione sentimentale. E il tentativo di ricostruirsi una vita non stava andando molto bene. Gli investigatori confermano ancora una volta che non ci sono, al momento, elementi per dire che la giovane sia stata indotta al suicidio o che qualcuno abbia cercato di ucciderla.

Nel frattempo è stata trasferita dalla famiglia, in una clinica calabrese, dopo oltre un mese dal ricovero all’ospedale dell’Angelo dove è sempre rimasta in coma. (c.m.)

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