Sinopoli, omicidio o lesioni volontarie

Il giudice ordina al pubblico ministero di elevare due ipotesi alternative di reato per l’aggressione. Udienza l’8 aprile
Di Giorgio Cecchetti

Il giudice veneziano Alberto Scaramuzza ha ordinato al pubblico ministero Stefano Buccini di elevare per l’aggressione a Gabriele Sinopoli, avvenuta in via Verdi nella notte tra il 2 e il 3 settembre 2012, sia l’accusa di lesioni volontarie gravi sia l’omicidio preterintenzionale. Si tratta di ipotesi alternative, una esclude naturalmente l’altra e a decidere, alla fine dell’udienza fissata per il prossimo 8 aprile, sarà il magistrato. In questi giorni sono stati avvisati gli indagati: sono il 23enne Giuseppe De Simone, Marco Seibessi, 31 anni, Sebastian Troiani, 28 anni, Antonio Marigliano, 20 anni e Andrea Campagna, 26 anni, tutti di Marghera, e Giuseppe Bartolo, 31 anni, di Zelarino.

A convincere il magistrato a imporre al rappresentante della Procura di contestare i due reati, uno alternativo all’altro, deve essere stato il 12 novembre scorso l’intervento in udienza dell’avvocato Emanuele Fragasso, parte civile per i parenti di Sinopoli: aveva presentato una memoria con le conclusioni del suo consulente, il medico legale di parte ritiene che il decesso in ospedale della vittima sia strettamente legato alle percosse subite e quindi il reato da contestare dovesse essere quello di omicidio preterintenzionale. Nell'autunno del 2012 a finire agli arresti domiciliari era stato solo De Simone proprio perché ritenuto l'unico ad aver colpito il consulente finanziario mestrino mentre stava rientrando a casa sua in Riviera XX Settembre assieme alla sorella. Il pubblico ministero Buccini aveva chiesto per i giovani il rinvio a giudizio per lesioni volontarie gravi, contestando loro il concorso morale con De Simone. Insomma, stando all’accusa, era stato soltanto lui a colpire la vittima prima e dopo che aveva parcheggiato la sua automobile nel cortile interno, ma gli altri erano con lui intorno all'auto prima, sferrando calci e pugni alla carrozzeria, e anche dopo, dentro il cortile.

Sinopoli era stato aggredito nella notte in via Verdi e, dopo 19 mesi, era deceduto all'ospedale dell'Angelo. Il medico legale Antonello Cirnelli e il neurologo Antonio Baldi, consulenti della Procura, nelle conclusioni alle quali erano giunti dopo aver esaminato il corpo e studiato la cartella clinica, sostengono che la morte di Sinopoli non è stata causata dalle conseguenze dell'aggressione. A provocare il decesso sarebbe stato «l'insufficienza multiorgano» in seguito a una serie di gravi patologie di cui la vittima aveva sofferto in precedenza, il trapianto del fegato, un infarto, un blocco renale. Nelle ultime settimane di degenza nel nosocomio mestrino, i medici avevano registrato degli attacchi di epilessia, che però erano sorti più di un anno e mezzo dopo l'aggressione e quindi non sarebbero stati provocati dal trauma provocato dai colpi ricevuti durante l'aggressione. Nessun nesso causale, quindi, tra le botte ricevute e il decesso, sempre per i consulenti dell’accusa. Quando Sinopoli era morto, per i sei giovani il rappresentante della Procura aveva già chiesto il rinvio a giudizio per lesioni volontarie, ma il giudice non aveva fissato l'udienza proprio per attendere l'esito delle consulenze mediche che avrebbero potuto provocare la contestazione della nuova accusa, quella di omicidio preterintenzionale, che però il pm aveva escluso. Ora, il giudice dell’udienza preliminare l’ha fissata, ordinando al rappresentante dell’ accusa di contestare entrambi le imputazioni, alternativa una all’altra, così lui potrà decidere di quale alla fine accusare i sei indagati.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia