Sindaco-comunali, scintille in Consiglio a Mestre

MESTRE. «La festa è finita e adesso si inizia a lavorare» attacca il sindaco Luigi Brugnaro mentre i lavoratori lo contestano soffiando nei fischietti colorati, dietro gli striscioni: «Porta più rispetto, sindaco!». E lui, di nuovo: «Non ci facciamo condizionare da quattro fischietti» che però intanto fanno bene il loro lavoro e coprono le parole.
Consiglio comunale vivace ieri a Mestre - ma con un documento finale che prova a ristabilire un dialogo tra le parti - dove una rappresentanza di circa cento dipendenti comunali si è presentata all’avvio dei lavori del parlamentino locale, iniziato con un’ora e mezzo di ritardo, e subito sospeso per decidere se dare o meno la parola a un rappresentante dei lavoratori. Passa un quarto d’ora, ok si può fare. Al microfono c’è Michele Saya, membro delle Rappresentanti sindacali unite (Rsu). A nome dei lavoratori chiede al Comune di intervenire, chiede al sindaco - il cui scranno però è ancora vuoto - di riaprire il dialogo con le parti sindacali, sulla distribuzione del premio di produttività, la riorganizzazione della macchina comunale - «basta con le decisioni unilaterali» - e chiede garanzie per gli stipendi (ridotti di 200, 300 euro a causa del taglio dei progetti speciali) e i 300 precari, il cui rinnovo dei contratti è messo a rischio dalle sanzioni per lo sforamento del Patto di stabilità. Finisce, e parte l’applauso. Ma ecco il sindaco che dal piano superiore scende, e inizia la contestazione, battimano e fischietti.
Brugnaro inizia a parlare, ecco il battibecco. «Voi sindacalisti avete paura di cambiare, avete mangiato su questo Comune», accusa Brugnaro, «noi non amministriamo la città per i sindacalisti, ma per i cittadini. Questa è la gente che ha impedito a Venezia di cambiare: rendere più efficiente il Comune non vuol dire essere contro i lavoratori».
E poi lo scontro, a distanza, con Giampiero Bulla, membro Uil della Rsu che dal pubblico lo contesta in modo animato: «Non hai mai fatto niente in vita tua, ridicolo», gli dice il sindaco. E ancora: «Faremo dei controlli, vedremo chi gode di rendite di posizione». Parole che fanno infuriare Bulla che dopo la buriana anticipa querele: «Come può permettersi, un sindaco, di dire delle cose del genere a dei lavoratori?».
Fischi, urla e i vigili urbani - pure loro con gli stipendi tagliati - cercano di calmare gli animi dei circa cinquanta dipendenti che sono saliti nell’aula del consiglio, mentre altrettanti sono rimasti al piano terra, impossibilitati a salire. Tra fischi e contestazioni Brugnaro ripete il mantra di questi giorni: basta premi a pioggia, soldi in più solo ai lavoratori che se lo meritano. «Il Comune di Venezia lo abbiamo mandato noi avanti in questi anni non Brugnaro, come si permette a dire che è finita la festa? Si vergogni», sbotta una dipendente.
I margini di trattativa sembrano pari a zero. Nicola Pellicani, dai banchi del Pd, prova a calmare gli animi e invita l’amministrazione a dare risposte nel merito: che succede, ad esempio, con il Salva Venezia? Prova a spiegarlo l’assessore al Bilancio, Michele Zuin, dicendo che i 18 milioni di sanzione per lo sforamento «non sono colpa di questa amministrazione», speriamo che a Roma lo capiscano. È lì che si gioca la partita - come raccontiamo nel pezzo qui sotto - mentre la città resta in attesa. La contestazione prosegue, e la presidente del Consiglio, arrabbiata, sospende la seduta. «È reato, interruzione di corpo politico nell’esercizio delle sue funzioni!». «Ma no, lo abbiamo sospeso per scelta nostra, lasciamo stare». Sembra finita, non è così. Crovato (lista Brugnaro) e Fiano (lista Casson) provano a ricucire con un documento votato all’unanimità - ma Forza Italia è già uscita - che invita il sindaco e la giunta ad aprire un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali. «Non c’è chiarezza», aveva accusato poco prima il sindacato, «su cosa il sindaco intenda fare per salvare la città e i servizi».
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