Simona Atzori, la farfalla senza ali che vola altissimo

«I limiti sono negli occhi di chi guarda, la diversità è una caratteristica che appartiene a tutti noi». Simona Atzori, ballerina, pittrice e scrittrice senza braccia, ospite al Laguna Palace a Mestre
Quinto congresso del metodo Lucia Torri Ciani presso il Laguna Palace di Mestre - nella foto Simona Atzori
Quinto congresso del metodo Lucia Torri Ciani presso il Laguna Palace di Mestre - nella foto Simona Atzori

MESTRE. «I limiti sono negli occhi di chi guarda, la diversità è una caratteristica che appartiene a tutti noi». Simona Atzori, la ballerina, pittrice e scrittrice senza braccia, ha qualche cosa di speciale al primo acchito, è capace di infondere forza ed energia a chi le sta di fronte anche senza parlare, ciò che le riesce meglio.

«Dove c’è “altro” ci sono io», racconta, «durante gli eventi cui partecipo e dove vengo invitata mi piace incontrare le anime delle persone, per dimostrare che se sono riuscita a fare quello che faccio, ce la possono fare tutti, bisogna solo rendersi conto delle capacità che abbiamo».

Milanese, pur essendo priva delle braccia dalla nascita, ha intrapreso sin da giovane l'attività di pittrice e di ballerina classica, grazie alla sua forza di volontà e a dei genitori, non smette di ricordare «che mi hanno amata e accolta così come sono». Con i piedi riesce a creare arte ed energia vitale. Lunedì mattina si trovava al Laguna Palace, a Mestre, alla chiusura del quinto convegno Semiste dal titolo “Le tracce fisiche della memoria-Come le memorie molecolari disegnano nel corpo lo stile di vita con cui l’uomo rappresenta la sua essenza” all’interno del quale è stato assegnato il “Premio Lucia Torri Cianci” al biologo inglese Rupert Sheldrake meglio conosciuto per la sua ipotesi detta “Risonanza morfica” in cui viene delineata una nuova visione della vita dove la propria memoria intrinseca crea un nuovo universo.

Tra i premiati, ospite speciale proprio la “farfalla senza ali” Simona Atzori, invitata assieme all'economista Oscar di Montigny, direttore marketing in Banca Mediolanum, che sta spopolando con la sua “Economia 0.0”. «Le persone oggi», racconta la pittrice ballerina, «hanno bisogno di credere in qualcosa, di qualcuno che dica loro che possono farcela, ma per fare ciò serve una storia vera, come la mia. Inoltre io mi avvalgo della pittura, della danza, dei libri, che sono il mio tramite per raccontarmi. Il messaggio che cerco di far passare raccontando il mio percorso, è che tutto quello che ci serve è entro di noi e non in ciò che ci manca». Fa già parte di ciascuno. Come quando un amico un giorno le disse: «tu avresti un alibi enorme per non fare». «E invece ho scoperto di avere due piedi per fare molto altro. Ognuno di noi ha in sé tutte le risorse necessarie. Ai tanti giovani che incontro spiego che devono credere in sé stessi, che i loro sogno hanno un grande valore».

Non solo: «E’ proprio nei momenti di crisi come quello che stiamo vivendo che abbiamo l’opportunità di reinventarci, al contrario, quando abbiamo tutto, non accade. La crisi ci consente di raccontare la nostra propria storia. Lancio un seme al pubblico, che poi deve farlo germogliare. Per fare cose speciali non serve non avere le braccia. Non dobbiamo cercare ciò che non abbiamo, la felicità sta in quello che si ha». In fianco a lei ieri Elena Cianci, riflessologa del metodo di Lucia Torri Cianci, la fondatrice del metodo.

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