Silvia, la squerariola alla Giudecca “firma” una nuova gondola
Quasi un anno di lavoro, decori e particolari curati, la linea classica dell’imbarcazione più famosa del mondo. Varata una nuova gondola nel cantiere Crea della Giudecca. Opera d’arte unica nel suo genere, costruita in base al peso e alla corporatura del gondoliere. Una tradizione che non si ferma, grazie all’attività del Consorzio per la cantieristica minore, che raccoglie negli spazi degli ex cantieri Cnomv alla Giudecca laboratori artigiani, fabbri, motoristi e tappezzieri. E tre grandi maestri d’ascia che riparano e costruiscono gondole. Gianfranco Vianello “Crea”, presidente e fondatore del Consorzio. “Re del remo” e ultimo erede di una tradizione di pescatori e campioni giudecchini della Storica; Dino Tagliapietra e Roberto Dei Rossi. Il tris d’assi che tre mesi fa era riuscito a riparare in tempo di record i gondolini della Regata Storica danneggiati dai vandali a fine agosto.
I maestri e le nuove leve. Una è donna, la prima squerariola della città. Silvia Scaramuzza, anche lei campionessa del remo con diverse partecipazioni e piazzamenti in Storica. Maestra d’ascia che ha imparato l’arte di far barche alla Certosa, nel cantiere di Vento di Venezia. Lo scorso anno si è trasferita da Crea. «Volevo imparare a fare una gondola», dice. Chi meglio del grande Crea le poteva insegnare il mestiere? Detto fatto. E la gondola varata l’altro giorno, perfetta in nero lustrofino, con ferro da prua, riccio di poppa e decori di altra qualità, porta anche la sua firma. Mesi di lavoro, centinaia di ore spese a piegare i legni nel cantiere, la forma in legno da dove si parte per forgiare il materiale e dar vita alla gondola. Ce ne sono 500 in circolazione in laguna, una diversa dall’altra. Non potranno essere mai costruite in serie, dice Crea. Imbarcazione che ha fatto la storia della città, con tutte le sue varianti, compreso il leggero gondolino da gara. Asimettrica, dai pesi variabili per bilanciare il gondoliere a poppa. Opera d’arte che è esposta anche all’ingresso del Consorzio, in fondamenta del Redentore alla Giudecca. Una gondola antica con il felze, l’abitacolo che fino all’Ottocento garantiva la privacy dei nobili trasportati all’interno dal gondoliere de casada . Storia e futuro. Perché sulla costrizione delle gondole e tutte le attività collaterali Crea e il suo Consorzio hanno investito tanto. Trasformando vent’anni fa, nel 1996 - prima giunta Cacciari - un’area abbandonata già luogo di produzione navale in un moderno centro della cantieristica. 15 milioni di investimenti, interamente a carico dei soci, opere di urbanizzazione a carico del Comune. Oggi, dopo anni di crisi e di sacrifici, i soci del Consorzio vedono la luce. «Non è stato facile», dice Crea, «ma è giusto che la gente sappia che questo è stato costruito con le nostre fatiche». E adesso, oltre agli anziani maestri, si fanno largo anche le nuove leve. Silvia Scaramuzza e un paio di giovani promesse che hanno imparato a costruire quasi da soli l’imbarcazione più famosa e difficile del mondo.
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