Silvano Maritan agli arresti domiciliari

San Donà. Il boss è rimasto in carcere per quasi 25 anni. Dovrà alloggiare in una casa famiglia in provincia di Belluno
Di Giorgio Cecchetti
MORSEGO FGAVAGNIN SAN DONA DI PIAVE SILVANO MARITAN
MORSEGO FGAVAGNIN SAN DONA DI PIAVE SILVANO MARITAN

Con una piccola interruzione di alcuni mesi, Silvano Maritan, quello che tutti hanno sempre indicato come il boss di San Donà legato alla banda di Felice Maniero, è rimasto in carcere dal 1991 a due settimane fa, quando è riuscito a ottenere gli arresti domiciliari in una casa famiglia in provincia di Belluno. Dal carcere, dove è rimasto per poco meno di 25 anni, è uscito prima della scadenza perché i giudici del Tribunale di sorveglianza, accogliendo le istanza del suo difensore, l’avvocato padovano Giovanni Gentilini, hanno considerato il suo comportamento carcerario all’interno dei penitenziari dove è stato rinchiuso per questi lunghi anni, quella che un tempo si definiva buona condotta. Altrimenti sarebbe uscito tra cinque mesi.

Adesso Maritan ha 69 anni, buona parte dei quali trascorsi in una cella anche con accuse pesantissime, come quella di aver partecipato almeno a due omicidi. Nel 2007 aveva ottenuto la liberazione anticipata, anche allora grazie al suo comportamento in carcere e all’indulto, ma nel gennaio dell’anno successivo era stato pizzicato nuovamente a trafficare in cocaina ed era stato nuovamente arrestato. Era stato accusato di aver organizzato almeno tre viaggi di persone incensurate per far arrivare la droga a San Donà. In un caso era stato un giovane spagnolo in contatto con un altro pregiudicato sandonatese della corte di Maritan, Luca Fregonese.

In un secondo viaggio, due donne, una casalinga e una studentessa di San Donà direttamente provenienti dalla Spagna e il terzo, due giovani. Tutti con la cocaina nascosta in macchina, complessivamente tre chili e mezzo di sostanza stupefacente e a «incastrare» il vecchio boss le telefonate, perché, nonostante l’esperienza, Silvano parlava apertamente al telefono di droga e di come farla arrivare nel Veneto Orientale. Difficile, per lui, trovare un lavoro e, quindi, aveva ricominciato a vivere come un tempo. In primo grado, nonostante lo sconto di un terzo per aver scelto il rito abbreviato, era stato condannato a 14 anni di reclusione, ridotti nel 2010 a undici anni.

L’ultimo processo al quale è stato sottoposto era finito bene per lui: nell’ottobre dello scorso anno era stato assolto dalle accuse di estorsione e incendio. Gli inquirenti lo accusavano, assieme ad altri suoi amici sandonatesi, di aver minacciato e provocato pure un principio d'incendio nel locale per ottenere dal proprietario il controllo del night di Favaro Veneto «Excelsior».

Per riuscire a ottenere di uscire dal carcere, questa volta Maritan ha dovuto rinunciare a tornare nel suo paese d’origine, dove ha compiuto la maggior parte delle sue imprese criminali. Soltanto così, il Tribunale di sorveglianza ha accolto le richieste del suo difensore. Non è molto distante, ma naturalmente non può muoversi, essendo agli arresti domiciliari in una struttura del tipo casa famiglia. In molti sperano, vista anche l’età, che il vecchio boss si sia messo il cuore in pace e che cerchi di vivere in tranquillità.

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