Sigilli a palazzo Volpi: «Il conte abitava in Italia»
VENEZIA. C’è anche la vendita per 18 milioni di euro della celebre “Casa Frollo” alla Giudecca e dell’Asilo Masier, nell’ordinanza con la quale il Tribunale del riesame di Venezia ha concesso il sequestro preventivo per 1, 655 milioni di euro dei beni di proprietà di Giovanni Volpi di Misurata, con relativi sigilli sul palazzo di famiglia sul Canal Grande a San Beneto, riducendo però ad un terzo le richieste della Procura.
Tutto nasce da un accertamento fiscale della Guardia di Finanza sui conti dell’imprenditore – figlio del Giuseppe Volpi di Misurata, l’inventore di Porto Marghera – titolare della Serenissima automobili, scuderia celebre negli anni ’60, e di società immobiliari. L’Erario contesta a Volpi entrate non dichiarate tra il 2009 e il 2013 per 12 milioni di euro e conseguenti 5 milioni di imposta evasa, ritenendo fittizia la sua residenza a Ginevra e contestando il ricorso a società “estero vestite”, sulle quali far ricadere emolumenti che sarebbero privati. Ricostruzione respinta dalla difesa, che ribadisce la residenza svizzera di Volpi. Tant’è, ne è nata un’inchiesta penale, il pm Stefano Buccini ha chiesto il sequestro preventivo di 5 milioni di euro dell’imprenditore; la giudice Marchiori lo ha concesso per 2,7; la difesa di Volpi ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame, che ora ha stabilito di scendere a 1, 655, pari all’imposta che l’Agenzia contesta come non pagata per il 2009.
Il Riesame ha accolto il ricorso della difesa per gli anni a seguire: in alcuni casi nel frattempo finiti al centro di accordi tra Volpi e il Fisco, in altri ricondotti al di sotto della soglia di punibilità di 56 mila euro. Resta il 2009. Per i giudici è provata la residenza italiana, per «la presenza del Volpi a Venezia praticamente quasi ogni giorno dal 2011 al 2013 e per 274 giorni nel 2009, con il possesso di tessere e abbonamenti nei quali si qualificava come residente in Italia, la cittadinanza del nostro paese e un cospicuo patrimonio immobiliare in Italia, il cui godimento rappresenta l’unica attività economica del predetto».
Secondo l’accusa, nel 2006 l’imprenditore aveva venduto Casa Frollo e l’Asilo Masier per 18 milioni, in parte come persona fisica, in parte attraverso Red Road Estabilishment e Slatina Investiment, amministrate di fatto da lui. Dalle società, milioni di euro sarebbero poi passati su conti svizzeri e di San Marino dell’imprenditore. L’Agenzia non contesta la vendita in toto, ma la «percezione degli utili derivanti dalle due società aventi entrambe sede in paesi rientranti nella black list», più l’affito del palazzo sul Canal Grande: un’imposta evasa per 1,655 milioni che l’imprenditore deve pagare perché risiedeva in Italia. Ed è per questa cifra che il Riesame ha confermato il sequestro. Ora l’inchiesta penale avrà il suo corso e la difesa giocherà le sue carte.
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