«Siete come l’Is», offese a due sorelline

Le bambine di fede islamica adesso non vogliono più andare nella loro scuola elementare. La madre: sono disperate

VENEZIA. «Anche tu sei dell’Is e anche tu ammazzi i bambini». Questa e altre frasi offensive o minacciose hanno impaurito a tal punto due sorelline di 8 e 9 anni che ora le piccole si rifiutano di andare a scuola. Le due bambine, di religione islamica e provenienti da un Paese dell’Est, frequentano una scuola elementare del Veneto Orientale. La mamma racconta di essere disperata perché da una settimana, ormai, le figlie sono terrorizzate e si rifiutano di varcare la soglia della scuola che frequentano dal primo anno. «Tutto questo», ha raccontato la donna affranta, «in seguito alle parole, giornalmente pronunciate dagli altri alunni che si rivolgono loro in quanto musulmane. Basta questo per farle sentire corresponsabili del massacro avvenuto a Parigi».

Francesco Esposito della segreteria provinciale di Sel ha voluto denunciare pubblicamente quanto accaduto, facendo capire che altri episodi simili sono stati segnalati anche in altri istituti. «Si sa che il candore dei bambini», dice, «può essere spesso motivo di dolore per altri coetanei che vengono accusati dei misfatti degli adulti solo per la loro appartenenza a una religione diversa, specialmente se provengono da altri Paesi. Poco importa se queste due bambine provengono da uno stato europeo, se sono qui da anni, se a scuola hanno tutti dieci nelle varie materie e ancor meno importa se frequentano regolarmente le lezioni di religione cattolica. I bambini possono, ripetendo frasi sentite in casa dai genitori o da altri amici, essere anche crudeli, senza rendersi conto di esserlo. A soffrire, magari portandone i segni per tutto il resto della loro vita, altri bambini innocenti. Ci rivolgiamo quindi al Provveditore degli studi di Venezia affinchè vengano date precise indicazioni ai dirigenti degli istituti scolastici al fine di prevenire simili situazioni che possono avere risvolti molto gravi e pericolosi. Ci mettiamo a disposizione del provveditore, non avremo problemi a dare tutti i dati del caso».

L’esperienza di queste due bambine, che non sarebbe isolata, sta stimolando ulteriormente la discussione sui temi caldi quali l’integrazione e la tolleranza, la fermezza contro il terrorismo e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. «Sono episodi che possono accadere tra i bambini», commenta il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia, «l’importante è che se ne parli e che gli insegnanti stimolino il dibattito soprattutto a scuola perché così riusciremo a educare i giovani senza pregiudizi». Dello stesso avviso il primo cittadino di San Donà, Andrea Cereser: «Certo è opportuno coinvolgere insegnanti e dirigenti, poi si sa che i bambini sono spesso duri tra loro, riflettono quello che accade e di cui si discute in famiglia. Una volta si discriminavano i ciccioni, chi aveva i brufoli. L’importante è parlarne con gli insegnanti, affrontare questi temi per avvicinarci a una vera integrazione partendo dai bambini».

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