Sicurezza privata in pizzeria Zaia: «Situazione fuori controllo»

San Donà. L’iniziativa del gestore del “Tortuga” in via Ancillotto ha sollevato molte polemiche «Vogliamo allargare il servizio». Faloppa (Confcommercio): «Manca la certezza della pena»
Di Giovanni Cagnassi
SAN DONA' DI P -. DINO TOMMASELLA - COLUCCI - A SX IL VIGILANTES CON A DX IL TITOLARE SIG. TONINO BIASI
SAN DONA' DI P -. DINO TOMMASELLA - COLUCCI - A SX IL VIGILANTES CON A DX IL TITOLARE SIG. TONINO BIASI

Sicurezza privata alla pizzeria al taglio “Tortuga”, in via Ancillotto altri esercenti ci stanno pensando. Intanto anche il presidente della Regione Luca Zaia ha commentato il caso. «Una volta la security privata serviva per difendere le grandi ricchezze, le banche, le gioiellerie importanti», dice Zaia, «adesso un commerciante è costretto a usarla anche per difendere l’incasso di una pizzeria. Siamo di fronte all’ennesimo atto d’accusa verso uno Stato incapace di difendere i suoi cittadini e colpevolmente sordo. Segnalo anche i danni economici che questo clima provoca, non solo con i colpi veri e propri dei delinquenti, ma anche causando nuove spese per chi è costretto a tentare di difendersi da solo come ingaggiare una security».

L’idea del titolare, Antonino Biasi, di Oderzo, sta facendo scuola dopo risse e disordini in piazza IV Novembre e gli altri casi di violenza in vicolo Nuovo o via Ancillotto. Un triangolo del degrado che, dopo la rissa della scorsa settimana, non viene più tollerato dai residenti e commercianti del quartiere centralissimo.

Biasi si è rivolto così a un’agenzia specializzata, la Dgs, per rassicurare i clienti. Un corpulento e professionale addetto alla sicurezza di quasi due metri invita gentilmente gli esagitati, almeno all’inizio, a non disturbare i clienti che entrano ed escono, spesso giovani, ma anche famiglie. L’obiettivo è allontanare il piccolo spaccio, gli ubriachi e malintenzionati che da anni frequentano in questa zona della città.

«Vorremmo non essere gli unici ad avere un addetto alla sicurezza», spiega Biasi, «e infatti ne stiamo parlando anche con altri bar ed esercizi della zona. Esiste la possibilità di dividere i costi, migliorare e allargare il servizio. È una questione di diritti dei cittadini cui neppure le istituzioni debbono essere insensibili. Noi comprendiamo di non poter pretendere una vigilanza fissa di polizia o carabinieri e quindi abbiamo pensato a questo servizio. Alle 19 i clienti non avevano più coraggio di aggirarsi da queste parti, perché si consumano risse e litigi, quando non consumo e spaccio di droga. L’ho fatto per dare un servizio ai clienti e non perdere lavoro. Ho quattro dipendenti e sono arrivato al punto che la sera quasi non si lavorava più per la paura della gente».

L’addetto entra in servizio alle 16 e resta sotto il porticato fino alla chiusura a sera tardi, sempre a seconda dei clienti che affollano la pizzeria. «Finora non ci sono stati particolari problemi», spiega, «un po’ di frastuono, qualche giovane un po' alterato. Noi ci avviciniamo e chiediamo cortesemente di non disturbare. Sempre cortesia e buone maniere, salvo ovviamente situazioni di emergenza che richiedono una certa preparazione».

L'associazione dei commercianti comprende le ragioni di Biasi. «Non hanno molta scelta i commercianti e titolari di attività», dice il presidente mandamentale della Confcommercio, Angelo Faloppa, «perché le nostre forze di polizia operano egregiamente, pur con organici ridotti e scarse risorse a disposizione. Il vero problema è la certezzadella pena che manca nel nostro Stato e fa sì che certi individui non abbiano la minima paura di delinquere o disturbare, sapendo di non rischiare davvero nulla o quasi».

Giovanni Cagnassi

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