Siccità nel Veneto Orientale, colture a secco: danni per oltre 10 milioni di euro
Pegoraro (Coldiretti Portogruaro): «Se il caldo continuerà a lungo, mais e soia andranno per metà persi»
SAN DONA’. Lo spettro della siccità si allarga nel Veneto orientale. Se il caldo torrido dovesse proseguire si prevedono danni per l’agricoltura del territorio Sandonatese e Portogruarese che potranno superare i dieci milioni di euro. Ad annunciarlo è il presidente di Coldiretti Venezia, Andrea Colla, che in questi giorni è impegnato con i Consorzi di bonifica per trovare una soluzione a questa ondata di calore che sta danneggiando colture e vigneti.
Un problema sentito a tutti i livelli tanto che Valerio Nadal, presidente di Condifesa TVB, con oltre 20mila imprese associate, e di Agrifondo Veneto-Friuli Venezia Giulia cerca di guardare al futuro con il miglior spirito possibile: «Non sappiamo fino a quando i Consorzi, che bene stanno operando, riusciranno ad approvvigionarci con l’acqua. Servono strumenti innovativi per andare incontro alle richieste degli agricoltori».
Nadal intravvede in ogni caso una via d’uscita: «Nel 2023 il Fondo nazionale catastrofale potrebbe rappresentare una speranza proprio per fare in modo di avere risposte concrete per le nostre imprese messe a dura prova da un ulteriore sconvolgimento climatico caratterizzato da un caldo inaccettabile nella stagione primaverile». Il fiume Loncon verso Belfiore è a secco così come Reghena e Lemene. Livenza e Piave sono ai minimi storici.
E le falde calano. Andrea Pegoraro, presidente Coldiretti Portogruaro, snocciola i dati sulle perdite: «Se si prosegue così per un altro mese mais e soia subiranno danni calcolabili dal 50 al 70 per cento del raccolto. Pesanti ripercussioni si avranno inoltre sui vigneti e anche i frutteti. In montagna non ci sono scorte la situazione è divenuta insostenibile». Adesso la parola passa alle istituzioni per cercare una soluzione all’emergenza in corso.
Nel frattempo Legambiente mette in campo l’“Operazione Fiumi – Esplorare per Custodire” realizzata in collaborazione con Arpav. Grazie ai campioni raccolti dai volontari e le analisi effettuate dai laboratori Arpav Veneto, la campagna regionale di Legambiente restituisce una fotografia sullo stato di salute dei fiumi, attraverso l’analisi di alcuni parametri di qualità delle acque. Novità di quest’anno è la ricerca degli Ftalati, riconducibili alla degradazione delle plastiche. Sono 7 i punti monitorati compresi tra la città di Belluno e la foce nel comune di Jesolo e per quanto riguarda la concentrazione di escherichia coli nel Piave. La fotografia scattata è simile a quella dello scorso anno: un buono stato generale del fiume con superamenti dei valori di allerta riscontrati in due soli punti. Qualità delle acque da tenere monitorata ma a preoccupare è la riduzione drammatica delle quantità d'acqua del bacino del Piave.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia