«Siamo saliti lassù, ma non hanno voluto ascoltare gli operai»

L’amarezza e la rabbia dei lavoratori che per settimane  hanno piazzato le tende sulla torre a 150 metri d’altezza

MARGHERA. Amarezza, tristezza e rabbia: per gli ex dipendenti di Vinyls l’abbattimento delle due fiaccole è un capitolo doloroso, l’ultimo di una lunga e sofferta vicenda che li ha visti lottare fino all’ultimo nella speranza di trovare un nuovo imprenditore, deciso e capace di prendere il posto delle multinazionali – dalla Montedison a Enichem ed Evc fino all’Ineos – che si sono succedute negli impianti del ciclo del cloro che ormai non ci sono più.

«Sopra una di quelle due alte torri», dice Lucio Sabbadin, ex operaio e delegato sindacale di Vinyls, «abbiamo passato giorni e notti sotto una tenda a 150 metri d’altezza, con l’angoscia non solo per la perdita del nostro posto di lavoro ma anche per la scomparsa di una produzione chimica di Porto Marghera che ha dato lavoro, professionalità e prestigio a migliaia di lavoratori che ora si trovano davanti a un deserto industriale».

«Sono venuti a trovarci molti politici, amministratori e perfino ministri», aggiunge Lucio, «le televisioni e i giornali ci hanno dedicato molto spazio e tempo. Ma alla fine la mancanza di una politica industriale del Governo nazionale e di un sostegno concreto e propositivo delle altre istituzioni, a cominciare dalla Regione Veneto, anche questa dura forma di lotta non è riuscita a scongiurare il fallimento dell’azienda».

"Se potessimo tornare indietro nel tempo rifarei quello che ho fatto insieme ai miei colleghi», aggiunge Nicoletta Zago, «anche lei ex operaia e delegato sindacale di Vinyls, salita sulla torre per giorni. Abbiamo lottato fino allo stremo, convinti che quello che Vinyls Italia produceva avesse ancora un mercato promettente, ma le istituzioni non ci hanno sostenuto adeguatamente e alla fine dopo aver tagliato le gambe ai lavoratori hanno deciso di tagliarle anche alle fiaccole del cvm. Spero, in ogni caso, che la gente ricordi la nostra lotta, non tanto per il nostro posto di lavoro, ma sopratutto per chiedere il rilancio di un ciclo industriale che è sparito e al suo posto ha lasciato il nulla».

Dal prossimo dicembre per i circa 140 operai e impiegati della Vinyls licenziati nel 2014 finiscono tutti gli ammortizzatori sociali e resteranno senza un reddito e senza un posto di lavoro».

«Un posto», ricordano gli ex della Vinyls, «che è quasi impossibile da trovare per chi ha più di quaranta o cinquant’anni».

«Pare che all’abbattimento delle torri presenzieranno in molti», dice un operaio con 33 anni di lavoro alla Vinyls, «ma non c’è nulla da festeggiare. La demolizione delle fiaccole rappresenta la fine dell’industria, 100 anni di storia che hanno trasformato il Veneto da territorio di emigrazione in territorio di immigrazione. Adesso il futuro si chiama porto, grandi navi e turismo che stanno distruggendo Venezia più velocemente di quanto hanno fatto, se l'hanno fatto, le industrie di Porto Marghera». (g.fav.)

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