«Si sono inventate tutto Le denuncio per calunnia»
MIRA. «Ma quale violenza sessuale, le ragazzine si sono inventate tutto. Hanno voluto incastrarmi perché pensavano che io volessi denunciarle dopo averle sorprese a rubare». L’addetto alla sicurezza di Oviesse respinge la pesantissima accusa (violenza sessuale aggravata) che la Procura di Treviso gli contesta dopo la denuncia fatta alla polizia da tre ragazzine, una diciottenne e due sedicenni. L’uomo, nigeriano residente a Mira, ha sorpreso le ragazzine mentre tentavano di rubare una maglietta. E da qui le versioni divergono. Secondo la denuncia delle ragazze, l’uomo le ha convocate nel suo ufficio e, dopo una reprimenda, le ha invitate una ad una, separatamente, a spogliarsi con la scusa che le doveva perquisire. A quel punto le avrebbe pesantemente palpeggiate nelle parti intime.
L’uomo, Anthony Chukwuemeka Igwe, 41 anni, è ora agli arresti domiciliari nella sua casa di Mira. Ieri, comparso di fronte al giudice per l’interrogatorio di convalida dell’arresto, ha fermamente respinto le accuse. Lo ha fatto con lucidità e determinazione, smontando punto per punto la versione delle tre amiche. «Ho sentito una di loro dire: “So io cosa fare adesso” per evitare la denuncia per furto. A quel punto si è inventata la storia della violenza sessuale, e le altre due le sono andate dietro».
Il nigeriano contesta la versione delle ragazze in più punti. «Secondo loro, il tutto sarebbe durato circa tre quarti d’ora: sono responsabile unico della sicurezza, di certo qualcuno mi avrebbe cercato se mi fossi assentato così a lungo», ha detto al giudice, assistito dall’avvocato Davide Favotto. «Inoltre, con il viavai di clienti che c’è in negozio, sarebbe stato impossibile un comportamento del genere senza attirare l’attenzione».
La vicenda risale alla tarda mattinata del 30 maggio scorso quando le tre ragazze, due trevigiane e una straniera, sono entrate nel negozio Oviesse in via Indipendenza a Treviso per dare un’occhiata. Una di loro ha tolto l’etichetta da una maglietta e l’ha nascosta in borsa. L’addetto all sicurezza, però, ha visto tutto: «Seguitemi nel mio ufficio», avrebbe detto. Da qui, come detto, le versioni prendono due strade diametralmente opposte. Dopo l’episodio sarebbero emerse altre due segnalazioni per altrettanti episodi avvenuti a novembre. «Solo tentativi di evitare denunce per furto», dice l’avvocato del nigeriano. Ora sarà presentata un’istanza per la revoca degli arresti domiciliari. Con una convinzione: «Quando sarà accertata l’innocenza del mio assistito, presenteremo una denuncia per calunnia nei confronti delle tre ragazze».
Fabio Poloni
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