Si finge avvocato per anni e truffa decine di clienti

Marzia Moretto è stata condannata per esercizio abusivo della professione Sospesa dall’Ordine avrebbe continuato a lavorare nello studio di via San Rocco
Di Giorgio Cecchetti
MION MESTRE 13/02/08 Viale S.Marco. Tribunale di Venezia, processo agli Ultrà...© Pizzato A./Bertolin M.
MION MESTRE 13/02/08 Viale S.Marco. Tribunale di Venezia, processo agli Ultrà...© Pizzato A./Bertolin M.

Con studio in via San Rocco, a Mestre, avrebbe truffato decine di clienti, facendo loro credere di essere avvocato, invece era semplicemente un praticante procuratore con l’esame di Stato ancora da superare, e avrebbe proseguito la professione anche dopo che il Consiglio dell’ordine di Venezia l’aveva sospesa. Ieri, il giudice monocratico Fabio Moretti ha condannato la 48enne Marzia Moretto di Dolo a otto mesi di reclusione per il reato di esercizio abusivo della professione ed ha dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione a causa del tempo trascorso per l’altro reato, quello di truffa ai danni di almeno 32 clienti che a lei si sono affidati.

Il magistrato, ai 29 clienti che si sono costituiti parte civile con gli avvocati Giuseppe Dalmartello, Marcello Stivanello Gussoni e Simone Marian ha concesso una provvisionale complessiva di poco più di 60 mila euro (da quattromila a duemila euro ciascuno sulla base delle richieste) ed ha deciso che il risarcimento dovrà essere stabilito con una causa civile davanti al Tribunale. Sulla vicenda era intervenuta anche la Corte di Cassazione alla quale l’imputata era ricorsa dopo che il Consiglio dell’ordine lagunare aveva rifiutato nel 2001 di iscriverla all’albo degli avvocati per due motivi: la precedente radiazione dall’albo dei praticanti procuratori perché aveva fatto credere ai suoi clienti che era avvocato: l’utilizzazione nella corrispondenza di fogli con l’intestazione «avvocato Marzia Moretto». Ma la Cassazione aveva respinto il suo ricorso sostenendo che era inaffidabile. Stando alle accuse, comunque, lei aveva proseguito facendosi credere avvocato: nel capo d’imputazione si legge che per far credere di essere abilitata alla professione forense avrebbe appeso all’ingresso del suo studio mestrino una targa «spendendo il titolo di avvocato, riservato ai professionisti legalmente iscritti all’Albo».

I danni che i suoi clienti hanno poi subito sono stati davvero gravi e doppi, visto che le cause seguite dalla Moretto sono state alla fine dichiarate nulle. Inoltre, l’imputata naturalmente si faceva pagare la parcella che sarebbe stata anche piuttosto salata rispetto ai servizi da lei resi. Tra i clienti ci sono state anche alcune società i cui titolari si sono fatti abbindolare dall’avvocato fasullo. Il difensore, comunque, ha annunciato che presenterà appello contro la sentenza di condanna del giudice monocratico.

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