Si è spenta a 100 anni Elsa Bellio Salvò famiglia ebrea dai nazisti
PORTOGRUARO. Il suo nome resterà scolpito per sempre nella storia del XX° Secolo. È mancata serenamente, all’età di 100 anni, Elsa Poianella Bellio. Medaglia d’oro al valor civile, “Giusta tra le Nazioni” dallo Yad Vashem (l’ente nazionale per la Memoria della Shoah di Israele) la donna ha legato il suo nome al salvataggio della famiglia di religione ebraica Falk, perseguitata dai nazisti che stavano cercandone i componenti nella Portogruaro occupata dopo l’8 settembre del 1943.
Un salvataggio rocambolesco, poiché il dottor Falk e i suoi familiari furono rinchiusi in uno scantinato. A dare notizia dell’avvenuto decesso, avvenuto il 1 marzo, è stato il figlio Enrico Bellio, residente a Padova. I funerali si sono celebrati venerdì nella chiesa di Borgo San Giovanni, dopo la recita del rosario in suffragio, la vigilia delle esequie.
Ma chi era Elsa Poianella Bellio? A 27 anni era una bella donna, che cercava di sbarcare il lunario negli anni terribili della Seconda guerra mondiale. Viveva nella sua casa di Borgo San Giovanni con la madre, Giuditta Drigo, e il marito Gino Bellio. Erano proprietari terrieri. La famiglia Falk arrivò profuga a Portogruaro. Era composta da Giacomo, il capofamiglia italiano di origini ungheresi primario del reparto di medicina dell’ospedale istriano di Fiume, la moglie Gisella, i figli Renata e Federico.
Per sfuggire ai lager nazisti si erano incamminati nel Veneto orientale, raggiungendo la città del Lemene. Chiesero aiuto all’albergo Pilsen, a Borgo San Giovanni, ma era una sistemazione provvisoria. In loro soccorso, sollecitati dall’allora gestore dell’albergo, furono Elsa Poianella, il marito e la mamma.
“Vi nasconderete qui, nello scantinato” dissero ala famiglia Falk. La casa fu perquisita più volte, per l’intuizione di un gerarca della Repubblica Sociale Italiana che conosceva Giacomo Falk avendolo incontrato a Fiume. Con i Falk nella “stanza della salvezza”, c’era anche il fratello di Elsa, Luigi, tornato a Portogruaro a seguito dell’armistizio e quindi disertore dell’Rsi.
Le visite della polizia repubblichina e degli sgherri della Gestapo furono continue. Da dire che accanto alla casa di Elsa Poianella c’era proprio il comando delle truppe tedesche, collocate nella vicina Barchessa.
Per questioni di sicurezza i Falk vennero trasferiti in un casone a Caorle, ma lì rischiavano di morire assiderati e fecero ritorno a Portogruaro aiutati dai contadini della zona. Il vescovo monsignor D’Alessi voleva procurare ai Falk dei documenti falsi, ma il capofamglia si rifiutò. Nella stanza segreta i Falk restarono rinchiusi fino all’arrivo degli Alleati.
Da quella volta le due famiglie sono rimaste in contatto. Federico Falk, uno dei figli di Giacomo, vive a Roma. In onore di Elsa Bellio, della madre Giuditta Drigo e del marito Gino Bellio è stata dedicata una pianta nel Giardino dei Giusti di Padova, la città dello Schindler italiano, Giorgio Perlasca. Il 18 gennaio 2008 Il Quirinale conferì la medaglia d’oro a Elsa Poianella al valor civile.
Dal 19 aprile 1998 è Giusta tra le Nazioni, il 10 febbraio 1999 fu premiata a Portogruaro dall’allora sindaco Gastone Rabbachin. Altri portogruaresi salvarono gli ebrei in città: Teresa Pozzato e Giuseppe Casarotto che salvarono dalla deportazione la famiglia Ancona.
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