Si converte all'Islam, poi muoredoppio funerale in moschea e in chiesa
L'uomo, un veneziano di 55 anni, è spirato nei giorni scorsi dopo aver abbracciato la fede musulmana. Prima l'estremo saluto dei suoi confratelli nella moschea di Marghera, poi quello dei familiari nella chiesa di Santa Maria Elisabetta a Cavallino

Claudio Mavaracchio
CAVALLINO. La Comunità islamica di Venezia piange Claudio Mavaracchio. La storia del cinquantancinquenne di Cavallino mancato venerdì scorso, a pochi giorni dalla fine del Ramadan, è unica. Martedì, giorno dell'Eid Al-Fitr, l'imam del Centro Hamad Mahamed e il presidente Bach Abdallah, lo hanno preparato come si conviene secondo il rito islamico, ieri la sua bara è entrata nella moschea di Marghera, dove i suoi «fratelli» di culto hanno pregato Allah assieme al capo spirituale e religioso, per poi proseguire verso Cavallino, nella chiesa di Santa Maria Elisabetta, dove si è svolto il funerale al quale hanno partecipato i suoi famigliari. Mavaracchio è il primo veneziano della comunità il cui feretro è stato condotto all'interno alla moschea della Misericordia, luogo sacro per i musulmani. Un gesto che per la Comunità Islamica di provincia e Venezia, che ha pagato la funzione, significa moltissimo e rappresenta un caso raroa. Mavaracchio era venuto in contatto con i musulmani da qualche tempo, stimato e apprezzato per la sua bontà d'animo, un mese e mezzo fa, dopo aver compiuto un percorso di avvicinamento, era ufficialmente entrato nell'Islam. Era però malato e questo non era un segreto. Aveva compiuto la cosiddetta «Shahada» professando la sua fede nel Dio unico e riconoscendo il profeta Mohammad. «Con la testimonianza - precisa Bach Abdallah - era diventato musulmano a tutti gli effetti». Due giorni prima di morire, si era unito civilmente dopo aver sbrigato le pratiche legali, a una donna musulmana, vedova e mamma. Un gesto d'amore e di carità apprezzato e altrettanto rispettato dai suoi confratelli. Mentre stava digiunando, due settimane fa aveva partecipato alla cena della rottura del digiuno aperta a tutta la cittadinanza, è sopravvenuta la morte, che lo ha colto negli ultimi giorni del nono mese, quelli più sacri per i musulmani. In tanti domenica su Facebook lo hanno ricordato attraverso la pagine del Movimento per la tutela dei diritti dei musulmani in Italia. «Era una persona altruista, cortese e gentile - racconta la presidente del Movimento Silvia Layla Olivetti - che negli ultimi giorni di vita voleva solo fare del bene». Ieri mattina alle 9.30 la preghiera nella moschea rivolta al Dio della Misericordia, a Cavallino nella chiesa di Santa Maria Elisabetta, il parroco don Antonio Senno ha invece officiato il rito del funerale incentrato sulla Liturgia della Parola: la comunità avrebbe voluto che fosse seppellito nel cimitero islamico a Marghera, ma la famiglia ha preferito che riposasse con la madre a Cavallino. Eppure la sua bara, ricoperta di fiori bianchi, è entrata prima in quella che è una moschea e poi in una chiesa.
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