Si apre uno spiraglio per i truffati da Nardin

Jesolo. Una delegazione è stata ascoltata dal sottosegretario della Finanza L’Agenzia delle Entrate avanza due milioni, una cinquantina le vittime del raggiro

JESOLO. I truffati jesolani del ragioner Nicola Nardin sono stati a colloquio con il sottosegretario del ministero delle Finanze, Enrico Zanetti. Approfittando della sua visita a San Donà per l’inaugurazione del nuovo teatro, una rappresentanza di imprenditori e commercianti jesolani ha chiesto un incontro urgente. E il sottosegretario ha dato la massima disponibilità ad ascoltarli e a interessarsi personalmente agli uffici dell’Agenzia delle Entrate a Venezia.

Si apre così un altro spiraglio per la cinquantina di jesolani che hanno scoperto a loro spese come il ragioniere non avesse versato per loro Iva e contributi, ma in certi casi anche i pagamenti delle bollette, per una somma di circa due milioni di euro complessivi. Una truffa che ha messo in ginocchio l’imprenditoria di Jesolo e rovinato intere famiglie. C’è chi deve al Fisco dai dieci ai cinquecentomila euro. Ci sono albergatori, negozianti, titolari di pubblici esercizi che devono ancora pagare migliaia e migliaia di euro e alcuni hanno già dichiarato fallimento, chiudendo i battenti.

Unica buona notizia l’assoluzione dell’esercente Roberto Tegon, anche lui coinvolto nella vasta indagine che aveva contemplato anche l’usura, dopo che il giudice ha accolto un’eccezione preliminare della difesa, rappresentata dall’avvocato Pierpaolo Alegiani, davanti al Tribunale di Venezia.

Ma i truffati non si sentono per nulla al sicuro dopo questo esito giudiziario. «L’Agenzia delle Entrate comunque vuole i soldi, e non ci sono assoluzioni penali che tengano», spiegano gli imprenditori jesolani, «dobbiamo ancora restituire tutti i soldi dovuti per colpa di Nardin che non li ha versati a suo tempo per anni. Noi chiediamo ancora di avere la possibilità di dilazionare il più possibile i pagamenti, cosa che finora non ci è stata concessa del tutto».

«L'Agenzia delle Entrate», concludono, «si era resa disponibile in questo senso, ma le rate sono ancora inaccessibili per una buona parte di noi che non abbiamo più le nostre attività e siamo magari anche senza lavoro. Non tutti ce l' hanno fatta a continure e altri se ne aggiungeranno chiudendo per sempre. E non tutti possono dichiarare fallimento e lavarsene le mani. Abbiamo chiesto al sottosegretario di intervenire e capire se sono state contemplate tutte le possibilità di venirci incontro in qualche modo per non trascinarci un debito a vita e magari lasciarlo in eredità ai nostri figli».

Una situazione davvero complessa, per questa gente prima truffata e adesso vessata dal Fisco.

Giovanni Cagnassi

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