Si ammala e le trapiantano il fegato. Impiegata dà alla luce un bimbo a 37 anni

Maela Donadello è stata colpita da un’epatite fulminante: salvata da una donazione, Ora ha partorito con il cesareo un bimbo che ha deciso di chiamare come il chirurgo che la operò
20070220 - ROMA - CRO - SANITA': IMPIANTATI IN TRE PAZIENTI ORGANI DI SIEROPOSITIVO. Una equipe medica al lavoro in sala operatoria, in una immagine del 02 marzo 2004. Gli organi espiantati da una donna ..di 41 anni, sieropositiva, sono stati impiantati su tre pazienti toscani. Un errore umano, all'origine dell'incidente giudicato dai sanitari ''un evento estremamente grave'', avvenuto all'ospedale fiorentino di Careggi. A rendere noto il fatto, a poche ore dall'emergere dell'errore, sono stati il direttore dell'Organizzazione toscana trapianti, Franco Filipponi, e il direttore sanitario dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi Mauro Marabini...ANSA/ARCHIVIO - MARIO ROSAS - DRN
20070220 - ROMA - CRO - SANITA': IMPIANTATI IN TRE PAZIENTI ORGANI DI SIEROPOSITIVO. Una equipe medica al lavoro in sala operatoria, in una immagine del 02 marzo 2004. Gli organi espiantati da una donna ..di 41 anni, sieropositiva, sono stati impiantati su tre pazienti toscani. Un errore umano, all'origine dell'incidente giudicato dai sanitari ''un evento estremamente grave'', avvenuto all'ospedale fiorentino di Careggi. A rendere noto il fatto, a poche ore dall'emergere dell'errore, sono stati il direttore dell'Organizzazione toscana trapianti, Franco Filipponi, e il direttore sanitario dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi Mauro Marabini...ANSA/ARCHIVIO - MARIO ROSAS - DRN
MIRA. Aveva 19 anni quando è stata colpita da un’epatite B fulminante ed è entrata in coma. Si è risvegliata grazie a un dono prezioso, il fegato di una ragazza deceduta mentre lei, con la morte, ci stava lottando. Maela si è risvegliata dopo il trapianto con la prospettiva di una nuova vita davanti. E ora, a 37 anni, ha partorito uno splendido bimbo: Alvise, in onore del medico che le fece il trapianto. È una storia di speranza, di fiducia, di coraggio e di buona sanità quella che ha per protagonista un’impiegata del settore informatico, Maela Donadello,  residente a Mira con il marito Roberto Furegon, di 42 anni. Giovedì scorso, poco dopo le 19, alla Clinica Ostetrica di Padova, la donna ha dato alla luce alla trentaquattresima settimana e col parto cesareo, un bimbo di 2 chili e 230 grammi. Il neonato è rimasto solo un giorno nella culla termica: ora sta benissimo, così come in perfetta salute è la sua mamma. Che ha coronato un sogno ritenuto a lungo irrealizzabile.
 
Maela Donadello con il piccolo Alvise
Maela Donadello con il piccolo Alvise
 
Maela si ammala nel marzo del ’98, la diagnosi è terribile: epatite fulminante. Il tempo, però, è dalla sua parte: pochi giorni dopo, il 4 aprile, la giovane viene ricoverata a Padova e sottoposta a trapianto di fegato eseguito dall’équipe del professor Alvise Maffei e Giorgio Gerunda. Dopo venti giorni Maela, che lotta come un leone per riprendersi la vita, è già a casa. «Ho reagito, aiutata forse dalla giovane età», racconta oggi dal suo letto dell’Azienda Ospedaliera del capoluogo euganeo, «in questi anni la qualità della vita è stata ottima, non ho avuto problemi di rigetto».
A sostenerla nel suo percorso clinico sono la dottoressa Rosa Iemmolo del Policlinico di Modena (Gerunda nel 2003 divenne primario nell’ospedale della città emiliana). Tutto procede per il meglio, poi, nell’aprile dello scorso anno, una battuta d’arresto: un intervento di anastomosi bilio-digestiva per stenosi anastomotica. Maela supera questo scoglio, poi a luglio un altro problema che la costringe a un ricovero a Mirano. L’impiegata si riprende, ma il suo fisico è indebolito.
E lei, che da tempo desidera un figlio, si rassegna all’idea di non poterlo avere. «Non era arrivato prima, non credevo potesse arrivare mai più», racconta, «d’altra parte, pensai, non si può volere tutto». Due mesi dopo, a settembre, Maela è incinta. Seguita a Padova dal professor Guido Ambrosini, la donna ha una gravidanza che lei descrive bellissima. Fino a quando aumentano pericolosamente i valori dei sali biliari. Maela viene ricoverata alla Clinica Ostetrica del professor Erich Cosmi.
 
Operato alla gola dal robot, tornerà a parlare normalmente
L'équipe intervenuta a Mestre
 
«Grazie alle cure e al costante monitoraggio è stato raggiunto il fantastico traguardo di 34 settimane», spiega Maela. Alle 19.13 del 14 aprile nasce Alvise. «Il mio grazie eterno», dice Maela, «oltre alla mia famiglia, ai medici che hanno fatto della professione una passione, agli angeli custodi, va ai meravigliosi genitori della ragazza che ha donato il fegato». Una vicenda di speranza, di coraggio, di forza d’animo e amore per la vita, ma anche di buona sanità, che dimostra come la sanità pubblica riesca, malgrado tutto, a vincere sfide importanti.
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