Si allontana da casa, annega nel canale bimbo di 4 anni morto nell’Osellino

Il corpo trovato dai vigili del fuoco in serata. Il piccolo viveva in comunità protetta con la madre, era scappato verso le 14
Foto di Giovanni Roveran
Foto di Giovanni Roveran

MESTRE. È il bambino di tutti noi quello che ieri polizia e pompieri cercano da ore. Un cucciolo di quattro anni, autistico e indifeso, che vaga da solo in un angolo della città.

Prima del ritrovamento del suo cadavere, avvenuto alle 19.20 nello scolmatore dell’Osellino, tra il quartiere Pertini e il parco pubblico, nessuno vuole credere che la sua vita possa finire in quel modo, annegato nel buio nel fiume.



Forse si è perduto nel bosco. Forse sta guardando i pesci seduto sull’argine. Nessuno vuole pensare il peggio. Nessuno vuole pensare che sia morto, fino a quando non si nota una scarpina bianca galleggiare sulle acque. Ormai è scuro, ma la luce dei lampioni illumina l’indizio che mai si sarebbe voluto trovare. Da quel momento in poi un terribile e angosciante presentimento si fa avanti.



Sono le 14.30 di un venerdì di sole. Nel quartiere Pertini gira voce che un bambino autistico di quattro anni sia scappato dalla vicina comunità che accoglie donne in difficoltà. Molti hanno sentito che non è la prima volta che il piccolo si allontana. La stessa mattina aveva cercato di uscire di nuovo, aspettando che i cancelli si aprissero.



«Sono passato qui (Parco dell’Osellino, ndr) sulle 14.30 e la polizia mi ha chiesto se avevo visto un bambino di quattro anni, autistico, che si era perso» racconterà in serata uno dei residenti del quartiere. Le ore passano e chi abita nei paraggi inizia a insospettirsi. Vicino al fiume c’è un via vai di forze dell’ordine, ma nessuno collega i due fatti. Sulle 18.30 arrivano però tre mezzi e quattro sommozzatori dei pompieri e un’auto medica. La gente scende e va a chiedere cosa sta succedendo. Le voci passano da uno all’altro velocemente. Ormai lo sanno tutti: si sta cercando un bambino che si è perso e forse è caduto in acqua.

«Possibile che nessuno lo abbia visto lì da solo?»
Placeholder


In poco tempo una cinquantina di persone accorre e si mette a guardare i sommozzatori, in assoluto silenzio. La polizia manda via quasi tutti, ma i residenti restano. A tratti il silenzio viene rotto da qualcuno che sa un’informazione e la condivide, sapendo che tutti sono lì per lo stesso motivo, ritrovare il piccolo. Qualcuno dice di aver visto una signora uscire dal viale in lacrime nel pomeriggio, un altro che ha visto invece due donne che chiamavano un nome. «Non c’è protezione sul fiume, è già la quarta persona che muore annegata» dice la gente ricordando un suicidio, un uomo annegato per prendere il cane e un ragazzo finito in acqua con lo scooter «Perché non possiamo andare tutti a cercarlo?». I pompieri intanto setacciano il fiume e il bosco circostanti, fino a quando, alle 19.20, viene avvistato nell’acqua un giubbottino. I sommozzatori si avvicinano e il presentimento si fa realtà. Una donna piange sotto un albero. Forse è la madre, ma non si sa. Il silenzio viene rotto dalle domande: come ha potuto uscire il bambino dalla comunità? Com’è possibile che nessuno non si sia fermato vedendo un bimbo camminare per strada? Solo le indagini potranno ricostruire la dinamica e dare risposte a una tragedia che ha sconvolto l’intera città. —


 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia