Sì alle palancole nel canale dei Petroli, schiaffo della Salvaguardia al Ministero

Il dicastero dell’Ambiente aveva chiesto la sospensione di ogni decisione. Soddisfatte Confindustria e Autorità portuale

VENEZIA. Lo «stop» inviato dal ministero per l’Ambiente non è bastato. Martedì mattina, dopo una lunga discussione, la commissione di Salvaguardia ha approvato a maggioranza il progetto per lo scavo del canale Vittorio Emanuele.

Quindici i voti a favore, tre gli astenuti (il rappresentante dell’Ambiente Francesco Baruffi e le due soprintendenze), uno contrario (il rappresentante della Regione Antonio Rusconi). Respinte anche le proposte di sostituire il palancolato metallico con palificazioni in legno.

Cantano vittoria gli Industriali e l’Autorità portuale, che avevano definito «urgente» l’avvio dei lavori per garantire l’accessibilità al porto veneziano da parte delle grandi navi. Annunciano ricorsi gli ambientalisti.

Una battaglia che dura da 50 anni, quella sul canale dei Petroli. Che molti studiosi reputano il principale imputato dello sconvolgimento idraulico della laguna, responsabile della sua continua erosione.

Erosione che provoca anche interramento del Canale Malamocco-Marghera, più noto come canale dei Petroli. Scavato alla fine degli anni Sessanta proprio per far entrare in laguna le grandi petroliere.

Nello «stralcio progettuale» firmato dall’architetto Daniele Rinaldo è previsto lo scavo del primo tratto del canale. Per riportarlo alla quota di progetto prevista dal Piano regolatore, si legge nella relazione. Previsto anche un chilometro e mezzo di barriera con palancole metalliche per sostenere i marginamenti del canale minacciati dall’erosione. E una discarica di fanghi in cassa di colmata B, delimitata da pietrame.

Interventi che in questo caso non erano ritenuti dal ministero di «ordinaria amministrazione». Dunque bisognosi della Valutazione di Impatto ambientale preventiva.

Così, dopo numerose segnalazioni inviate dai comitati e dall’associazione Italia Nostra, è arrivata la risposta ufficiale firmata dal direttore generale del ministero Giuseppe Lo Presti.

«La scrivente Direzione», scrive alla commissione l’alto dirigente dello Stato, «non è mai stata coinvolta nella valutazione ambientale del suddetto progetto, e pertanto non è possibile ad oggi fornire alcuna valutazione delle implicazioni di natura tecnico-ambientale che lo stesso comporta». «Sono state già avviate delle attività di verifica», continua la lettera, «si chiede pertanto a codesta Commissione di sospendere i lavori di esame del progetto, nelle more della conclusione delle suddette attività di verifica».

Un invito formale. Quasi una diffida, secondo le associazioni. Di cui però la commissione non ha tenuto conto.

È prevalsa la tesi di chi sosteneva l’urgenza di avviare quei lavori per non provocare la paralisi dei traffici portuali. Sconfitta invece la linea ambientalista di chi invoca «interventi compatibili». «Non siamo contrari», avevano scritto i comitati al ministero, «ma la cassa di colmata non è una discarica. È un grave errore trattare quella parte di laguna come un canale di navigazione».

Soddisfatti i progettisti, a cominciare dall’architetto Daniele Rinaldo. «Le protezioni saranno tutte sott’acqua, a parte l’angolo del canale», spiega, «perché abbiamo visto che quelle naturali, con le burghe e le tamerici, messe negli anni Novanta, non durano».

Rinaldo ribadisce come il progetto abbia solo lo scopo di «consolidare il canale per la navigazione». Dragaggi per riportare la profondità alla quota di qualche anno fa. E protezioni per impedire «il crollo delle sponde e l’interramento, provocato dall’erosione».

Non è dunque il canale dei Petroli il primo responsabile di quell’erosione? No, secondo Rinaldo. Che ricorda: «Dei quattro milioni di fanghi scavati negli ultimi anni, solo un milione viene dal canale dei Petroli, il resto dalla laguna. Il canale ha aumentato la velocità dell’acqua, ma l’erosione è colpa dei moli foranei e delle dinamiche della laguna».

Tesi che non tutti gli ingegneri idraulici condividono. Adesso c’è chi teme che questo sia il primo passo verso un allargamento del canale, mirato a far passare in un prossimo futuro anche le navi da crociera dirette al nuovo terminal di Marghera.

Ma dopo numerosi rinvii il progetto è stato approvato. Era già stato bocciato nel 2013, alla vigilia dello scandalo Mose. Adesso è stato ripresentato come «stralcio» per la parte verso San Leonardo.

E approvato dalla Salvaguardia anche senza il parere di Valutazione di Impatto Ambientale del ministero. Se non ci saranno ricorsi, eventualità possibile, i lavori potrebbero partire a breve. —


 

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