Sì all’area di crisi ma per ora senza fondi
Ci sono voluti quasi quattro anni per ottenere il riconoscimento, sulla carta, dello status di “Area di crisi industriale complessa” per tutto il Comune di Venezia. Non solo, quindi per Porto Marghera e Murano, come era previsto in un primo momento visto che i due importanti poli economici di Venezia sono stati drasticamente ridimensionati negli ultimi quindici anni in seguito alla chiusura di interi cicli produttivi chimici e siderurgici e le note difficoltà delle vetrerie.
Il decreto firmato ieri dal ministro Calenda era atteso da quasi due anni e solo adesso – dopo la ridda di appelli dei sindacati dei lavoratori, delle associazioni imprenditoriali, di Comune e Regione – ma arriva soltanto ora, a differenza di altre aree di crisi complessa in Italia che l’hanno ottenuto l’anno scorso, con tanto di piano industriale e finanziamenti per un totale di 235 milioni.
Per ora, infatti, lo status di area di crisi complessa non è supportato da nessun piano industriale e tantomeno gode, almeno per il momento, di finanziamenti. L’unico beneficio immediato sarà una maggiore possibilità di utilizzo degli “ammortizzatori sociali” per i lavoratori in cassa integrazione oppure in esubero.
Lo stesso Matteo Zoppas, presidente Confindustria Venezia e Rovigo, dopo aver espresso la sua soddisfazione «per questo ottimo risultato, frutto di una collaborazione virtuosa tra pubblico e privato», precisa che «ora resta da appurare quali siano i termini concreti di questo riconoscimento, ovvero quali e quante dotazioni finanziarie potranno essere messe a disposizione del tessuto economico veneziano, coinvolgendo il maggior numero di imprese affinché questa opportunità possa essere colta in pieno». «Il riconoscimento di Venezia e del suo territorio ad area di crisi complessa – aggiunge Zoppas – è un risultato di un’importanza estrema perché può creare le condizioni di rilancio di tutta l'area del Comune di Venezia: oltre al necessario sostegno per Porto Marghera, ci saranno specifiche dotazioni finanziarie per gli investimenti produttivi per le aree di Murano e per investimenti infrastrutturali necessari allo sviluppo della logistica e della portualità».
Soddisfatto anche Enrico Piron, segretario generale della Cgil metropolitana: «Finalmente è stato riconosciuto quale area di crisi industriale complessa e che allo stesso verranno assegnati i benefici che la legislazione prevede in materia di ammortizzatori sociali e di potenziali modalità attrattive per investimenti». Piron aggiunge di «non comprendere mo perchè la nostra area fosse stata esclusa inizialmente e se vi fossero responsabilità, ma ora poco importa perché ci aspettiamo una immediata convocazione del ministero per coinvolgere i sindacati confederali del territorio nella cabina di regia per la gestione di questo importantissimo nuovo scenario e per affrontare anche i temi relativi alle bonifiche e all’ultimazione dei lavori dei marginamento del Sin di Porto Marghera».
«Ancora più importante» aggiunge Piron «sarà la discussione sulle prospettive dell’area e sulla reindustrializzazione dei siti in disuso allo scopo di assicurare una ripartenza del tessuto industriale e sociale del nostro territorio».
Per il governatore Luca Zaia la firma del decreto «a cento anni dalla nascita di Porto Marghera, non è un punto di arrivo ma rappresenta invece un punto di partenza, l’inizio di un percorso con cui pianificare un nuovo processo di reindustrializzazione».
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