«Shopping libero il Primo maggio, hanno vinto ancora i poteri forti»

Don Torta tuona contro le aperture festive: sono scandalizzato, una deriva culturale che fa spavento nel segno del consumismo. Tiziana D’Andrea: «Assistenza legale contro la liberalizzazione selvaggia»

MESTRE. «Ancora una volta i poteri forti delle multinazionali hanno ordinato ai centri commerciali di tenere aperto, passando sopra a San Marco e offendendo il Primo maggio, festa dei Lavoratori». Don Enrico Torta, il parroco di Dese che da anni ha abbracciato due battaglie, quella contro i “forzati del lavoro” e quella contro le banche che schiacciano le persone, non ci sta. Punta il dito contro la liberalizzazione del commercio e le aperture festive, quella del 25 aprile, appena passata, e la prossima alle porte, quella del Primo maggio. Domenica outlet e centri commerciali saranno aperti.

Agenzia Candussi, giornalista: Furlan. Don Torta, Parrocchia di Dese.
Agenzia Candussi, giornalista: Furlan. Don Torta, Parrocchia di Dese.

Don Torta prova a scuotere gli animi, parlando ad alta voce nella speranza di fare breccia: «Continuo a scandalizzarmi», spiega, «mi scandalizzo perché siamo immersi in una deriva culturale che fa spavento alle pietre, governo e pubbliche amministrazioni si impongano contro lo strapotere del profitto a tutti i costi, ci sono valori di vita comuni che vanno al di là del nudo lucro del denaro e meritano rispetto. L'ondata di piena di questi colossi sta sterilizzando con tonnellate di proposte i desideri di libertà e scelta creativa ben più utili alle famiglie. Al consumo interessa ridurre a zombie le persone purché comprino prodotti, siamo sommersi da bisogni indotti con il lavaggio dei cervelli, siamo bombardati da una pubblicità che rende pepite d'oro anche lo sterco, bisogna arginare questa deriva che riduce l'uomo a stomaco e intestino».

E aggiunge: «Non dobbiamo permettere questo massacro a cui andiamo incontro attraverso la deificazione del denaro. È l'uomo il centro della vita e nell'uomo i suoi valori più alti». Lo va dicendo da anni don Torta, bisogna tornare ai valori umani che si coltivano stando in famiglia, dedicando del tempo a se stessi e agli altri.

Sulla questione interviene anche Tiziana D'Andrea, la trevigiana diventata portavoce del movimento “Domenica No Grazie”. «Stiamo attivando un nuovo servizio», annuncia, «per denunciare tutto ciò che c'è dietro la liberalizzazione selvaggia. Abbiamo preso accordi con una grossa associazione che ci darà assistenza legale: le persone in difficoltà, dipendenti che si sentono vessati o hanno problemi con i turni piuttosto che con le domeniche, potranno contattare il numero verde, la prima consulenza sarà gratuita, poi decideranno se continuare il percorso. La stessa cosa vale per i titolari e gli imprenditori che vogliono fare causa contro i centri commerciali che li obbligano a tenere aperto. Non si tratta solo di una tematica che riguarda i dipendenti, ma anche l'imprenditoria, i negozianti che hanno casa all'interno di un colosso dello shopping e che vivono una difficoltà, riceviamo moltissime segnalazioni e faremo da anello di congiunzione». Conclude: «Troviamo drammatico che ancora una volta gente che ha voglia di fare metta a disposizione del proprio tempo perché le categorie non ci riescono».

E sul Primo Maggio: «Non sappiamo più cosa dire, prima ero sconfortata e provavo rabbia, adesso ci arrivano testimonianze di rassegnazione da parte di mamme che lavorano da vent'anni nel commercio e che adesso mandano via curriculum a imprese di pulizie pur di conciliare tempo e lavoro, mentre il Governo non fa nulla di quanto ha promesso».

I centri commerciali domenica rimarranno aperti: Outlet di Noventa, Valecenter di Marcon, Nave De Vero e Panorama di Marghera, Centro Le Barche di Mestre e Auchan (gallerie aperte e iper chiuso). Anche la Coop Campo Grande di Mestre starà chiusa, come le altre della catena. «Una volta in più sono contrariato da questo atteggiamento che si ripete a ridosso delle festività nazionali», commenta Andrea Stevanin, segretario provinciale di Fisascat, «purtroppo queste aziende non capiscono il valore civile e sociale delle festività, persino di quelle legate alla Costituzione».

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