Sgravi, Roma ribalta la sentenza del Tar

Centosessanta imprese di Venezia e Chioggia costrette a pagare all’Inps i contributi, per ora senza versare gli interessi
Di Giorgio Cecchetti

Il Consiglio di Stato ha ribaltato la decisione del Tribunale amministrativo regionale del Veneto del giugno scorso sugli sgravi contributivi del triennio 1994-1997, accogliendo il ricorso presentato dall’Inps. Ha però stabilito che l’istituto previdenziale per ora possa recuperare «le somme per la parte capitale, esclusi gli interessi». Già da domani, quindi, Equitalia potrà inviare le cartelle per far pagare a imprenditori, albergatori, commercianti di Venezia e Chioggia (c’è anche il Casinò lagunare tra coloro che beneficiarono degli sgravi) la somma che realmente evitarono di versare mentre ha sospeso il pagamento degli interessi che, visto il tempo trascorso - sono 17 anni - sono talmente lievitati da superare la cifra iniziale. Ad esempio, se la cifra compressiva fosse cento euro , ormai sessanta sono gli interessi maturati sui quaranta di contributi.

Il Consiglio di Stato ha fissato l’udienza in cui tratterà il merito della causa per il 12 marzo del prossimo anno: quel giorno potrebbe anche tornare sui suoi passi o, al contrario, far pagare alle 160 aziende veneziane anche gli interessi.

Nell’ordinanza emessa ieri i giudici amministrativi romani sostengono che la situazione prodotto dagli sgravi «è in contrasto con lo spirito e la lettera della disciplina europea e nazionale in tema di divieto di aiuti di Stato e di recupero delle somme erogate». «Con la sentenza del 9 giugno 2011, è stata accertata e confermata dalla Corte di giustizia», proseguono i magistrati, «la natura illegale dell’aiuto di Stato erogato alla generalità delle imprese nel territorio lagunare» e «risulta pressante l’esigenza di dare esecuzione all’ordine della Commissione europea recuperando le somme erogate al fine di evitare le pesanti conseguenze sanzionatorie nel prolungarsi dei termini di recupero». Comunque il Consiglio di Stato accoglie la tesi degli avvocati veneziani, ricordando che l’aiuto di stato giudicato non legittimo va recuperato «previa verifica caso per caso, come richiesto dalla Corte di Giustizia europea». «La ragion di stato ha superato le ragioni del diritto e dell’equo processo» commenta uno dei legali che al Tar Veneto aveva vinto e che rappresenta decine di aziende lagunari, l’avvocato Alessio Vianello. «L’ordinanza del Consiglio di Stato sembra più finalizzata a tutelare il bilancio dello Stato e dell’Inps che non a tutelare il diritto delle aziende veneziane ad un processo equo e rispettoso del principio di “parità delle armi”» sostiene ancora il legale. «Le aziende veneziane», conclude Vianello, «vengono condannate, seppur in sede cautelare, a restituire un’agevolazione riconosciuta da una legge di uno stato negligente ed ignorante degli obblighi che all’epoca dei fatti gli incombevano in forza dell’adesione all’Unione Europea, senza che in dieci anni sia stata svolta una corretta istruttoria sull’effettiva violazione della concorrenza da parte di ciascuna azienda, senza un contraddittorio a tutela della “parità delle armi” e, quel che è più grave, in forza di una legge (la legge di stabilità del 2012) finalizzata unicamente ad estinguere con effetto retroattivo processi pendenti avanti il Tribunale di Venezia nei quali l’Inps era già risultata soccombente».

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