Sgravi fiscali, è pressing sul Governo
Pagamenti rateizzati, ripristino dei Durc - il documento unico di regolarità contributiva - già bloccati dall’Inps, e un pressing sul governo per cercare di risolvere la situazione kafkiana in cui, loro malgrado, si sono cacciate oltre 160 aziende, che ora si vedono costrette e versare allo Stato i quasi 30 milioni di sgravi fiscali di cui avevano goduto tra il 1995 e il 1997 e che nel frattempo, con gli interessi, sono diventati quasi 90 milioni. Del caso degli sgravi fiscali si è parlato ieri mattina in un vertice in prefettura tra i rappresentanti delle categorie economiche quali Confindustria e Legacoop con alcuni degli imprenditori coinvolti, il prefetto Domenico Cuttaia con il suo staff, e il sindaco di Chioggia, Giuseppe Casson.
La vicenda. È una vicenda che si trascina da vent’anni e che coinvolge aziende dell’ambiente lagunare di Venezia e di Chioggia del settore pesca, artigianato e servizi - ma c’è anche il Casinò - e che a metà degli anni Novanta hanno goduto di sgravi contributivi per le zone depresse. Usando qualche escamotage? Macché. Semplicemente rispettando la legge, tanto che fu proprio l’Inps a sollecitare le aziende all’uso degli sgravi. Salvo poi scoprire, qualche anno dopo, che per l’Europa quegli sgravi erano in realtà aiuti di Stato. Tanto che l’Europa, dopo aver scritto più volte al governo senza mai ottenere risposta, ha avviato la procedura di infrazione imponendo la restituzione delle somme. Ne è scaturita una lunga guerra legale di cui l’ultima battaglia è stato il dispositivo del Consiglio di Stato che stabilisce - in attesa di sentenza definitiva con valutazione degli interessi - la restituzione della quota capitale degli sgravi, pari a quasi 30 milioni di euro. Le imprese avranno cinque giorni di tempo per pagare, e poi scatteranno i termini di riscossione di Equitalia, che ha 180 giorni a disposizione.
Il caso Durc. Una situazione che rischia di mettere in ginocchio le aziende, molte delle quali, a seguito del dispositivo del Consiglio di Stato, si sono viste sospendere il Durc, quel documento che certifica la regolarità del pagamento dei contributi senza i quali non è possibile accedere a fondi pubblici o riscuotere crediti dalla pubblica amministrazione. «Così le aziende saranno obbligate a chiudere, con ripercussioni sul personale», hanno spiegato i rappresentanti delle aziende e delle cooperative, chiedendo al prefetto un aiuto per trovare una soluzione che possa mettere la parole fine, dopo vent’anni, a una vicenda di cui gli imprenditori sono vittime.
Quali vie d’uscita. Nel corso della riunione il prefetto si è impegnato a fare la sua parte, con una lettera inviata al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Interno e dello Sviluppo economico e l’impegno a fare pressing per cercare, quanto meno, di ripristinare i Durc dal momento che il mancato pagamento certificato dal dispositivo del Consiglio di Stato non riguarda versamenti contributivi, ma aiuti di stato. In seconda battuta prefettura e categorie stanno lavorando per arrivare a una rateizzazione del pagamento, per un numero di anni quanto meno pari al numero di anni in cui si è goduto degli sgravi.
Le reazioni. «Il prefetto ha ben capito quali sono i problemi di questa vicenda che possono avere anche pesanti cadute occupazionali», dice Vittorio Ravà, responsabile relazioni istituzione di Confindustria, «e quello di oggi è stato un passo avanti importante».
Molto preoccupatoLucio De Majo, sezione Vetro degli industriali: «Siamo costretti a pagare per un errore che ha fatto lo Stato, che ci ha lasciati soli in questa situazione anche perché, se davvero il Consiglio di Stato dovesse confermare gli interessi come calcolati dall’Europa non ci sarebbero alternative alla chiusura».
Per il direttore di Legacoop, Franco Mognato, «il prefetto ha riconosciuto la necessità di intervenire immediatamente sul tema del Durc, riconoscendo come la sospensione del rilascio di questo fondamentale documento costituisca un comportamento sanzionatorio a fronte di irregolarità contributive che, in questo caso, non si rilevano in quanto stiamo trattando di materia diversa, quella degli aiuti di Stato».
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