Sgravi fiscali, dalla Ue nuovo nosalasso per le aziende veneziane
Trecento le imprese veneziane in difficoltà, rischiano di dover restituire oltre 37 milioni di euro. Promovetro: «Finiremo in ginocchio». Ora si aspetta l'esito di un procedimento in tribunale a Venezia
Il lavoro in una fornace di Murano
Niente sgravi per le imprese veneziane. La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha infatti respinto l'appello presentato dalle aziende - soprattutto del settore vetro - contro la condanna che la Commissione Europea aveva pronunciato nei confronti dell'Italia per aver riconosciuto dal'95 al'97 agevolazioni fiscali sul costo del lavoro a centinaia di imprese della laguna. Trecento le aziende che potrebbe essere coivolte dal provvedimento, anche se la Corte ha esaminato e ritenuto infondati - per ora - i ricorsi presentati dal comitato Venezia Vuole Vivere, dall'hotel Cipriani e da Italgas. In realtà - come spiega lo studio legale Bianchini Busetto Munaro che cura gli interessi delle aziende - la Corte di Giustizia, pur confermando l'illegittimità degli sgravi, «ha riconosciuto il non automatismo del recupero delle somme sgravate; sarà quindi lo Stato italiano che dovrà verificare di volta in volta e caso per caso se gli sgravi fruiti dalle imprese abbiano costituito un aiuto che abbia falsato la libera concorrenza o inciso sugli scambi intracomunitari». Se ora lo Stato dovrà procedere al recupero per non incorrere a sua volta in ulteriori sanzioni, le aziende non saranno tuttavia obbligate a un pagamento immediato in quanto pende ancora un procedimento davanti alla sezione Lavoro del Tribunale di Venezia e un appello per vedere condannato lo Stato stesso a risarcire il danno che ha provocato alle aziende. Non tutto è ancora perduto, insomma, ma la preoccupazione è vivissima. «Ancora una volta Murano è penalizzata da leggi esistenti che successivamente non sono state adeguate con il passare degli anni; penso che se questa sentenza dovesse diventare definitiva, questo comparto già in crisi sarà messo definitivamente in ginocchio - spiega il presidente del Consorzio Promovetro, Gianfranco Albertini - A questo punto, se non di riesce a difendere il comparto del vetro, chi ci rappresenta a Bruxelles dovrebbe tornarsene a casa». «Apprendiamo della pronuncia della Corte di Giustizia Europea con grande preoccupazione - commenta il direttore di Confindustria Venezia, Francesco Miggiani - confidavamo davvero nella comprensione per la buona fede dimostrata dalle aziende veneziane, che sono state incentivate dallo stesso Stato italiano a usufruire degli sgravi contributivi a metà degli anni'90. La politica ha sottostimato negli ultimi anni la gravità di questo procedimento e adesso deve unirsi alla nostra battaglia». Amarezza anche da parte del presidente del Comitato Venezia Vuole Vivere, Gianni De Checchi, che giovedì si presenterà dimissionario all'assemblea. «Trovo giusto che il timone venga preso in mano da chi rappresenta le aziende più colpite e potenzialmente più danneggiate - spiega De Checchi - considero persa un'ulteriore battaglia, ma non la guerra. Né in primo grado né in appello siamo riusciti evidentemente a far passare il concetto che gli sgravi altro non erano che una forma di compensazione degli extra costi che le imprese veneziane sostengono». (m.pi.)
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