Sgominata dalla polizia postale di Venezia rete di pedofili in 11 paesi

Un lavoro durato mesi e coordinato dal pm Massimo Michelozzi: 23 interventi della polizia in diversi paesi del mondo, in Italia 26 perquisizioni in dieci regioni

VENEZIA. Una cinquantina di pedofili sono stati individuati tra Italia e altri 11 paesi in una vasta operazione che è stata portata a termine dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Venezia. Un lavoro investigativo durato mesi e coordinato dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (Cncpo) presso il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma che dava la caccia a una rete di pedofili in giro per il mondo.

L'indagine, diretta dal pm lagunare Massimo Michelozzi, ha portato a 23 interventi della polizia di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Belgio, Polonia, Messico, Argentina, Russia, Spagna, Repubblica Ceca e, in Italia a 26 perquisizioni tra Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana. Centinaia e centinaia i gigabyte passati al setaccio dagli investigatori informatici, varie migliaia i sequestri di immagini e video di natura pedopornografica.

Le indagini sono iniziate con una perquisizione effettuata nell'ambito di un'altra operazione di contrasto alla pedopornografia, condotta nel 2013, dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Venezia. Nel corso dell'analisi delle caselle di posta elettronica di un presunto pedofilo sono emersi decine di contatti con utenti della rete recanti nickname riconducibili a bambini e bambine (sono state 75 le caselle di posta elettronica oggetto di indagine).

L'attività di analisi della corrispondenza dell'indagato ha fatto emergere una allarmante realtà. Il presunto pedofilo frequentava diversi social network (Facebook, Netlog, MSN Spaces, Badoo ed altri) dove si spacciava per una bambina alla ricerca di foto di altri bambini. E nel corso della ricerca si era imbattuto in decine e decine di «fake» (ovvero di utenti del web che si nascondono dietro ad una falsa identità digitale) che si fingevano loro stessi dei bambini.

Nasceva così una scellerata amicizia nella quale questi pedofili, sotto mentite spoglie, si scambiavano materiale pedopornografico. La rete di questi «fake» è stata annientata nell'operazione. Le perquisizioni hanno dato esito positivo portando al sequestro di copioso materiale pedopornografico. Inoltre, dall'analisi del materiale sequestrato, sarà possibile sviluppare ulteriori piste investigative sull'allarmante fenomeno della pedopornografia digitale.

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