Sgominata banda romena che depredava le aziende
SAN STINO. Si è chiuso il cerchio sulla banda criminale la cui metà dei componenti era stata catturata l’8 maggio scorso dopo un colpo da 60 mila euro avvenuto nell’’azienda S&S conosciuta come Sciessere (si occupa di dipinture e decorazioni) in via Di Vittorio 23, nella zona industriale di San Stino. Ladri che rubavano anche per estinguere debiti contratti in Romania, come hanno scoperto i carabinieri della compagnia di Sacile, che hanno sradicato la banda illustrando ieri mattina a Pordenone i dettagli dell’operazione denominata “Rom Ciot”. A capo della banda di romeni c’era Constantin Chiriac, detto Ciot, catturato quella drammatica notte a San Stino; con lui all’epoca erano finiti in manette Marius Ionel Troie, detto Marius; Ionut Chiriac, detto Gabi; Daniel Silviu Scripcaru detto Danut e Costel Lungu, detto Costel. Sono accusati anche di furti commessi a Cornadella di Sacile, Brugnera e Fontanafredda (il 17 febbraio) e a Talponedo di Porcia (fine marzo). I romeni abitavano a Milano; c’era chi tornava in Lombardia e chi invece portava in Romania la refurtiva. Quella notte, prima essere inseguiti e catturati dai carabinieri, avevano rubato da Sciessere materiale vario e un furgone per un valore complessivo di 60mila euro. A seguito dell’arresto del capo, Constantin Chiriac, la metà della banda venne rimpiazzata dal fratello di “Ciot”, ovvero Vasile Chiriac, detto Sile. Fu però intercettato alla frontiera di Trieste e arrestato assieme ai complici Ion Brasoveanu e Vasile Ciuta. In precedenza, il 31 gennaio, vennero catturati i primi due ladri della banda, Dan Paul Samciuc e Ion Mitran sono stati riconosciuti come autori di furti commessi su aziende a Porcia e Brugnera. L’attività criminale si svolgeva tra Lombardia, Veneto e Friuli dunque. I carabinieri di Sacile, aiutati dai militari della compagnia di Portogruaro, hanno scoperto che alcuni componenti della gang ebbero anche un incidente, sulla tangenziale di Mestre, abbandonando uno dei furgoni rubati e proseguendo la loro fuga con un altri veicolo sottratto nel corso dei raid ladreschi. Molto particolare il contenuto di un’intercettazione telefonica nella quale uno dei malviventi confida alla compagna di essere divenuto un ladro di professione, attività che gli fruttava denaro facile e in enorme quantità. «In Romania ho tanti debiti», disse, «da quando mi trovo in Italia ho pagato quattromila euro, parte del debito, in due mesi. In Romania non avrei mai fatto tanti soldi come in Italia. In patria, credimi, non ho mai rubato nemmeno un filo da cucire». In Italia la banda aveva trovato rifugio presso il campo nomadi di via San Dionigi, a Milano. Gran parte della refurtiva è stata recuperata.
Rosario Padovano
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