Sfratti, a dicembre fine del blocco. Tra Mestre, Marghera e Venezia cento famiglie rischiano la casa

L’allarme del Sunia: «Mancano alloggi pubblici, perché sono da restaurare, e i privati affittano ai turisti»
Carlo Mion
Agenzia Candussi, giornalista Abbadir. Presidio contro lo sfratto di Assemble Sociale Per La Casa in via Canestrini 1 a Marghera.
Agenzia Candussi, giornalista Abbadir. Presidio contro lo sfratto di Assemble Sociale Per La Casa in via Canestrini 1 a Marghera.

MESTRE. Un centinaio di sfratti previsti solo tra gennaio e febbraio. Un bagno di sangue che avrà inizio appena sarà finito, il 31 dicembre, il blocco imposto dal governo. A lanciare l’allarme il Sunia, il sindacato degli inquilini, che in questi mesi ha cercato di trovare delle soluzioni per evitare che centinaia di persone finiscano in mezzo alla strada.

«È una situazione molto complicata. Perché non c’è solo il problema dello sfratto in quanto tale, ma mancano le case anche per chi ha i soldi per pagarsi l’affitto», spiega Ivana De Rossi, segretaria generale del Sunia di Venezia. «La gente ha paura di affittare, teme che chi entra poi non riesca più a pagare. Un discorso a parte bisogna farlo per come vengono trattati gli stranieri: anche se hanno un lavoro stabile – e quindi possono pagare l’affitto e da anni vivono in Italia – non li vuole nessuno nei condomìni. Non sono graditi perché hanno usi e costumi diversi dai nostri. I loro cibi hanno profumi diversi dai nostri, magari parlano ad alta voce e hanno diversi bambini che fanno chiasso. Ho la fila in ufficio di tutti questi casi», spiega De Rossi.

Per il Sunia, la questione degli sfratti non è vista più come un problema primario, anche nella nostra città. Del resto, «la gente è presa dalla preoccupazione di poter finire in ospedale. Ha altro da pensare che agli sfrattati», ricorda De Rossi. «I politici, gli amministratori locali però sono stati eletti e sono pagati proprio per occuparsi di tutti i problemi dei cittadini e fra questi vi è anche quello di garantire una casa. Viene rimandata all’infinito la soluzione di un problema che ci trasciniamo dietro fin dal dopoguerra. Basti pensare che nel Veneziano ci sono oltre mille abitazioni pubbliche vuote perché non ci sono soldi per metterle a norma. Ripeto: mille case».

Gli sfratti si susseguono perché il contratto è scaduto e, nonostante l’inquilino ha sempre pagato il canone, con la ripresa dell’attività turistica un appartamento libero costituisce una fonte di reddito non indifferente. A queste “uscite” si aggiungono quelle per morosità incolpevole. Non si tratta di inquilini furbi, ma di chi si è trovato in grosse difficoltà economiche con la pandemia: intere famiglie che devono lasciare la casa, senza sapere dove trasferirsi e alle quali si propone di andare “in villeggiatura” in un camping ormai vuoto. Infine gli anziani, che aggiungono agli acciacchi della vecchiaia la sofferenza di dover lasciare, oltre la casa, i ricordi di una vita intera.

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